Penso spesso che potrei prenotare a occhi chiusi tutta la stagione del Teatro della Triennale Milano, con la certezza che ogni singolo spettacolo arrivi a toccarmi in qualche modo. Mi piace soprattutto che sia evidente la ricerca, nel suo senso più profondo e puro, tanto nei singoli spettacoli quanto nel complesso. C’è sempre un punctum capace di offrirmi un punto di vista inedito.
Ieri sera ho assistito all’Elogio della vita a rovescio, a proposito del ribaltare i punti di vista, pensato dall’attrice Daria Deflorian a partire dai libri della scrittrice sudcoreana Han Kang, autrice de La vegetariana (arrivato in Italia nel 2017 con Adelphi), che ha indagato a più riprese le relazioni familiari, in particolare il legame tra sorelle. Deflorian ha condiviso il lavoro con Giulia Scotti, che poi va in scena sola, appena accompagnata da quattro mezzi sacchi di sale grosso. È un teatro fatto di niente, dove le sole parole costruiscono castelli in aria, storie e immagini, un lungo monologo capace tuttavia di strutturare il tempo in tre atti.
Seppur familiare, in senso letterale e metaforico allo stesso tempo, il soggetto non è così confortevole. Le relazioni di cui ha scritto Kang, e di cui parlano Deflorian e Scotti, sono nient’affatto serene, inquietante dagli spettri dell’assenza e della violenza. Sul palco c’è una sorella, e già questo è un paradosso, è un rovescio: per essere una sorella si è almeno in due (noi siamo quattro), e invece lei è una sorella ed è sola.
Il monologo indaga i rapporti tra sorelle costruiti da Kang nei suoi romanzi, quello con una sorella biologica morta neonata, e infine il legame con il gruppo intero delle persone scomparse durante il massacro di Gwanju. È la città dove Kang è nata e cresciuta, fino a pochi mesi prima del 18 maggio 1980, giorno in cui un corposo gruppo di suoi concittadini in rivolta, fratelli e sorelle in senso lato, furono brutalmente e definitivamente fermanti. Si chiude così, in un cortocircuito tra pubblico e privato, e si esce un po’ storditi, con la voglia di ripensare, di parlarne tra fratelli e sorelle, di leggere, di fare altra ricerca.
Scritto da Irene Caravita