“Un altro mondo. Un’altra epoca. Al tempo dei prodigi. Mille anni fa questa terra era verde e buona finché il cristallo si ruppe e un pezzo venne perduto: un frammento del cristallo. E, in seguito, cominciarono le lotte, e apparvero due nuove razze: i crudeli Skeksis e i gentili Mistici”. Così inizia The Dark Crystal il film diretto da Jim Henson e Frank Oz, ed è proprio questa la suggestione che porta Wayne McGregor a dare vita al suo ultimo lavoro UniVerse: A Dark Crystal Odyssey.
Un universo parallelo, oscuro, ricreato in scena grazie a una tecnologia avanguardistica regala ai danzatori della Compagnia il giusto pretesto per indagare il rapporto tra essere umano e natura. In una scenografia immersiva i 9 performer danzano in ambientazioni al limite della realtà: un oceano, una foresta, l’universo stesso in cui, imitando dei burattini – riferimento diretto al film in cui non sono presenti attori –, si muovono come un unico organismo, senza protagonisti, passando da esseri umani ad androidi. Il coreografo britannico, artista residente al The Place di Londra, reinventa “il modo in cui la danza si relaziona alla storia” in questo caso rileggendo il tema climatico ed ecologico e attraverso la dimensione distopica riesce a risultare – proprio nella lontananza – estremamente attuale e contemporaneo.
Scritto da Francesca Rigato