Ad could not be loaded.

ven 16.02 2024

Lagoss + Babau

Dove

Teatro delle Bellezze
Piazza dei Coronari 1, Roma

Quando

venerdì 16 febbraio 2024
H 22:00

Quanto

free

Contatti

Sito web

«Diario dellə comandantə, spedizione LAGOSS per la verifica della compatibilità con la vita umana, giorno 12: nonostante i ripetuti tentativi da parte della squadra tecnica abbiamo dovuto rinunciare alla riparazione del turbocottero precipitato. Temperatura 49°C, umidità 100%. All’esterno è possibile respirare senza ossigeno soltanto per pochi minuti. Immobilizzati dalla fittissima vegetazione irritante. Un membro dell’equipaggio in fin di vita, probabile causa: neurotossine inoculate dalle spine di una specie sconosciuta di cactus. Due droni inviati in perlustrazione hanno individuato un’elusiva tribù ominide. Supponiamo discendenti dei NoGo che hanno rifiutato l’emigrazione di massa sulle stazioni orbitanti. Adorano un totem fabbricato con una congerie di antichi apparecchi elettronici, videopoker, stampanti, schermi. Molti individui deformi. Ostili e meritevoli di ulteriore indagine che nelle condizioni attuali non siamo in grado di effettuare. Un drone abbattuto a sassate. S.O.S. richiediamo soccorso – nessuna risposta ufficiale solo insulti in chat dai Trolls per l’Ignoranza “io non pago per salvare 4 sekkioni di merda che se stavano a casa loro non succederebbe niente SVEGLIAAAAa!!AA wFEDEZ PRESIDENTE DELL?UNIVERSOw”.» Aiuto, per carità.

Queste le sensazioni suggerite dalla curiosa musica del trio iberico (?) LAGOSS: field recording e rumori di apparecchiature guaste, richiami ornitologici e ritmiche d’accatto da rap amatoriale di spotify, bassissima fedeltà e musica del quarto mondo, Jon Hassell (ovviamente), William Burroughs (obbligatoriamente), oscuri mockumentary parascientifici (“The Falls” di Peter Greenaway, 1980 – “Bipedalism” di Yevgeny Yufit, 2004). Loro (tra cui milita Gonçalo Cardoso, fondatore dell’interessantissima label Discrepant, che ha pubblicato i due lavori ad oggi prodotti) definiscono la propria musica come “tropicalismo distopico”, molto distante dall’approccio ottimistico di un Mike Cooper o, guardando al passato, di un Les Baxter. Piuttosto è la risposta brutale e repentina di una natura violentata da un capitalismo sfrontato e incurante delle probabili conseguenze, a tratti (soprattutto nel primo album, “Imaginary Island Music Vol. 1: Canary Islands”) davvero illuminante. Aprono i due Babau con i loro esperimenti ambientali e/statici, ad ottenere risultati affini.

Scritto da Andrea Cazzani