“Scope neglect”, l’ultimo, recente, album di Ben Frost può essere tradotto in italiano con “trascuratezza dell’ambito”. Oltre ad essere un fuoriclasse nella scelta dei titoli delle sue composizioni, Frost, indaga in questo album vari ambiti. Sperimentazione pura, reverse metal, noise, ambient cinematico, in otto tracce che portano il peso di una ricerca sonora matura, più che ventennale. La chitarra come sempre è essenziale, talvolta muscolare, altre volte claustrofobica, riempie i silenzi. Un breve album che crea tensione narrativa, austero, violento, sentimentale: 39 minuti per la precisione. Il programma di sala di Triennale indica un running time di 50 minuti. C’è spazio per l’improvvisazione. C’è spazio per lo stupore.
Scritto da Raffaele Paria