Seppur i distretti del design stiano a tutti gli effetti estinguendosi negli anni – vi basti pensare, per chi se lo ricorda, com’era il Fuorisalone dieci anni fa, tutto arroccato in Brera, Tortona, Lambrate, l’Isola e poi “Milano Design District” che non si capisce bene perché la città sia un distretto, ma è evidente che la parola piaccia a livello comunicativo – la logica che sottende il distretto, la zonizzazione, ha sempre delle buone fondamenta. Nel senso che la maggior parte delle volte c’è davvero qualcosa sotto: ogni tanto sono rapporti reali, reti e filiere locali, altre semplici fondi di investimento. Ci sono insomma distretti del primo e del secondo tipo, e raramente le cose si confondono ben bene, e capirete anche voi il perché. Al massimo il primo tipo diventa il secondo, ma il secondo, quando c’è, tiene tutto in grembo. Il caso di oggi è Stadera, quartiere sulla coda esterna del Naviglio Pavese, dove per la DW2024 quelle di Fantastudio hanno coinvolto cittadini, artigiani e designer ad aprire al pubblico i loro studi e i loro spazi. Siamo quindi a un distretto del primo tipo, nato da anni e anni di relazioni, ben rappresentati da una chat di quartiere a cui tutti gli studi e gli spazi sono partecipi e attivi: Stasera a Stadera, fatto che la dice lunga sulle motivazioni, facendo intuire la matassa di relazioni che lega gli abitanti del quartiere in serate, panettieri, sapori e suoni.
Ora, Stadera. Non che ci si vada così per piacere, salvo trovare gli amici che ci abitano. O magari per Erba Brusca, per l’Osteria della Conca Fallata, per la Fabbrica Bini pure ma anche per il buon vecchio Zam, che chiude la città. Se Stadera è un quartiere “ridente” non lo sappiamo, ma vale la pena pensare che un quartiere fa da sé, lungi dalle istituzioni e dai meccanismi tradizionali dell’aperitivo da Fuorisalone.
1- SERPICANARO
2- SARA RICCIARDI (PATASPAZIO)
5- LA TANA
7- ABOUT
8- FANTASTUDIO
10- FIRM
Scritto da La Redazione