Alla fine sono contento che intorno a Dixon si sia creato un certo fomento, testimoniato, ad esempio, dal rimanere anche nel 2015 al vertice della dj list firmata Resident Advisor. Lui e i suoi compari della Innervisions hanno fatto un gran lavoro di gavetta, mantenendo salda la propria barra musicale anche quando la Germania veniva invasa da producer transfughi e suoni inballabili, lontanissimi dalle curve deep avvolgenti che invece sono il marchio di fabbrica, di Dixon, Schwarz, Âme, Worgull, Ry e soci.
Se l’hype è il prezzo da pagare per mandare avanti artisti validi, che sia il benvenuto! Quindi diamo ancora una volta il benvenuto nell’Urbe a Steffen Berkhahn – Dixon per l’anagrafe tedesca – pronti ad ascoltare il contenuto della sua borsa di dischi dall’inizio alla fine e adulare i suoi maglioni sgargianti, che farebbero invidia anche a Missoni. Benvenuto anche a Kr!z e alla sua techno di marca Token.
Scritto da Nicola Gerundino