Scion agita le mani spargendo nell’aria polveri soniche nere come la pece. Un muro di oscurità avvolgente, in qualche misura confortante. In quest’antro la luce deve farsi spazio a forza e finisce per regalare chiaroscuri mozzafiato.

Nel bel mezzo di queste sabbie mobili dall’abbraccio caldo, lento, piacevole, c’è uno spirito che si aggira e gioca a nascondino. Paul St. Hilaire aka Tikiman rimbalza sulla coda di ciascun delay con la familiarità di chi conosce questi luoghi da sempre, con l’istinto del feto nell’utero materno.

St. Hilaire è nato e ha cominciato a frequentare i sound system nella sua natia Dominica, nei Caraibi orientali. Negli anni Ottanta approda in Germania, dove abbraccia la cassa dritta così come aveva fatto istintivamente con il tempo in levare. Diventa l’anello di congiunzione perfetto per unire i due mondi. Sembra la scena del ritorno di Gandalf nel Signore degli Anelli, solo che invece che da grigio a bianco, St. Hilare diventa Tikiman: nasce lo sciamano della dub-techno.

Il duo con l’eroe dell’underground berlinese Scion promette di regalare muri di suono liquido, in cui muoversi per ore perdendo la cognizione del tempo. La personificazione delle frequenze basse, pronte a ballare accanto a voi mentre i delay vi corrono intorno facendovi il solletico. Insomma, una notte da non perdere.