È un trio che non ha bisogno di presentazioni quello formato da Marco Colonna, Giulia Cianca e Fabrizio Spera, un trio che avevamo già avuto modo di ammirare negli intimi spazi del Metro Core, circolo Arci del Pigneto dove il sabato ci si muove abitualmente fra jazz contemporaneo, improvvisazione e sperimentazione.

Se però ad inizio anno li avevamo visti proporre “Nuda Pelle”, con Fabrizio Spera che prendeva il posto che su disco è del percussionista Lorenzo D’Erasmo, stasera il trio si presenta come “Speaking in Tongues”, con un disco uscito a fine giugno per New Ethic Society, “My Kite You Made”, un lavoro ispirato a “If I Must Die”, l’ultima poesia scritta dal poeta palestinese Refaat Alareer prima di essere ucciso da un bombardamento israeliano il 6 dicembre 2023. Per chi non li conoscesse, Marco Colonna è anche membro di “Eternal Love”, il quintetto guidato da Roberto Ottaviano con Alexander Hawkins, Giovanni Maier e Zeno De Rossi, del trio “Arbo” di Igor Legari con Ermanno Baron, e del quartetto “Opus Magnum”, ultimamente esteso a sestetto, guidato da Ettore Fioravanti.

Negli ultimi anni lo abbiamo visto mettere in panchina l’inseparabile sassofono per concentrarsi su clarinetto e clarinetto basso. Di recente lo abbiamo visto, sempre al Metro Core, con il trio “Yokai”, insieme a Cristian Maddalena ed allo stesso Fabrizio Spera che, componente degli ormai storici Ossatura e dei Roots Magic, è forse il batterista romano più attivo nel campo dell’improvvisazione. Ha suonato praticamente con tutti, da Mike Cooper ad Alvin Curran, da Eugene Chadbourne ad Evan Parker, da Tim Hodgkinson a Ken Vandermark. Giulia Cianca è la voce per eccellenza del progetto / etichetta New Ethic Society. Fra gli ultimi lavori ricordiamo “11 Pianeti”, composizione di Marco Colonna per voce sola, a lei dedicata, e “Se Otto Ore” che ha presentato lo scorso mese al Fanfulla con il trio Dukthar, nel quale era accompagnata da Mario Cianca alla lira cretese e Lorenzo Fabbri alla batteria.