Mancava dai nostri palchi dal Roma Jazz Festival del 2021, edizione in cui venne alla guida del suo trio, e in solo addirittura dal 2018, quando presentò “Three Pieces After Bach”, il suo lavoro ispirato al compositore Johann Sebastian Bach commissionato dalla Carnegie Hall, ma lo scorso anno ne abbiamo fatto all’improvviso una gran bella scorpacciata fatta di platee strapiene. Figura di spicco del jazz contemporaneo, Brad Mehldau si è infatti esibito all’Auditorium del Parco della Musica in solo e poi in trio, per tornare nuovamente d’estate alla Casa del Jazz in una formazione stellare accanto a Chris Potter, John Patitucci e Johnathan Blake.
Allievo di Fred Hersch e Kenny Werner, dopo aver suonato nel quartetto di Joshua Redman, Mehldau formò il suo trio nei primi anni novanta, poco più che ventenne, ispirandosi in gran parte alla figura di Bill Evans, mentre è del 1999 “Elegiac Cycle”, il suo primo album in solo. Improvvisatore dalla formazione classica, Brad Mehldau ha sempre amato rielaborare brani famosi della musica pop e rock, interpretandoli con il suo stile inconfondibile, come testimoniato già nel 2015 nel box “10 Years Solo Live”: 300 minuti di canzoni che spaziavano dai Radiohead ai Beatles, dai Nirvana ai Pink Floyd, passando per John Coltrane e Thelonious Monk.
Oggi, dopo il disco live, “Your Mother Should Know”, in cui affrontava dieci canzoni dei Beatles ed una di David Bowie, Brad Mehldau celebra Gabriel Fauré, nel centenario della morte, con “Après Fauré”, pubblicato dalla Nonesuch Records lo scorso maggio. Quattro notturni di Fauré e un estratto dal quartetto per pianoforte n. 2, ai quali Mehldau ha affiancato quattro composizioni originali ispirate alle opere del compositore francese. Un omaggio che sarà riproposto nel concerto di stasera, con una seconda parte che promette di allontanarsi dagli inizi del secolo scorso e di tuffarsi nella contemporaneità.
Scritto da Carlo Cimmino