In uno dei suoi ultimi album, “CXXI”, uscito nel 2021 per Black Truffle, etichetta del sempre prezioso Oren Ambarchi, Richard Youngs si è “divertito” a inserire un brano composto da una sequenza di 121 accordi minori generati casualmente e suonati elettronicamente, con un colpo di rullante spazzolato a segnalare ogni cambio.
“Tokyo Photograph”, questo è il nome del brano, è una perfetta fotografia di questo enigmatico eroe dell’underground britannico nato a Cambridge nel ’66: lontano da qualsiasi tipo di riflettore, anche minimo, avvolto in un mondo fatto di suoni e sperimentazioni che vanno dal folk acido e psichedelico all’elettronica minimale sconfinante nell’elettroacustica.
Indecifrabile, iperprolifico, invisibile, come un’altra figura che molto gli assomiglia e con cui ha anche collaborato, Jandek, la sua discografia va dagli album per Jagjaguwar alle uscite autoprodotte sulla sua No Fans Records. Portaits lo porta sul palco del Teatro Basilica, in collaborazione con Urania, per il suo ultimo appuntamento stagionale, insieme a Nicola Pecoraro e alle selezioni musicali di Fabio Quaranta e Fabio Sampaoles. Stasera passa una cometa, non perdetevela.
Scritto da Nicola Gerundino