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Cinema Godard - Fondazione Prada
Largo Isarco 2, 20139 Milano

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sabato 05 aprile 2025
H 18:15

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Gratuito su registrazione. Link Dice presto disponibile

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Prima ci sono i titoli del TG4. Ogni volta domanda, a voce alta: «Ditemi se questo può essere considerato un telegiornale». Non aspetta una risposta, sono le sue dita a dare l’unico parere. Impugna il telecomando e pigia con decisione uno dei tasti. Si sposta sul TG3, senza mancare nemmeno i saluti iniziali.

Non ricordo se la notizia sia passata nei titoli dell’edizione nazionale oppure se sia arrivata alle 19.30, tra le informazioni dalla Lombardia. «Comunque, non inizia mai davvero alle 19.30!», preciserebbe mio padre. D’altra parte, io presto sempre poca attenzione, per me è un sottofondo, i servizi giornalistici si sovrappongono senza distinzione alla pubblicità, mentre sono accoccolata su un angolo del divano, godendomi tutti i privilegi e l’accoglienza del ritorno alla casa dei miei genitori.

Immaginiamo un uomo, in piedi, con un braccio alzato.
La sua mano stringe una bacchetta pesante.
Potrebbe minacciare qualcuno.
Potrebbe salutare qualcuno.
Potrebbe invitare qualcuno ad avvicinarsi.
Oppure potrebbe cercare di respingere qualcuno.

C’è una strada asfaltata lungo il canale, siamo a pochi chilometri dalla città. Sulla riva del Naviglio ci sono degli uomini, hanno scavalcato il guardrail e guardano verso l’acqua. Alcuni indossano una divisa scura, con strisce rosse e scritte bianche. Uno tiene in mano una sorta di lazo, ogni tanto lo lancia in acqua, delimita un’area nel liquido scuro, quindi lo tira verso di sé e ci riprova, incitato dagli altri. Nel Naviglio c’è un piccolo gommone giallo, con quattro persone, vestite dello stesso colore, ancor più fluorescente. Hanno un casco, giubbotti di salvataggio e pagaiano, pagaiano, pagaiano in tondo. Anche loro, in questo girare, creano cerchi nel liquido scuro.

Potrebbe giocare o lottare per la sua vita.
Il suo fine potrebbe essere buono o malvagio.
Come possiamo sapere cosa stia davvero facendo o quale sia il suo scopo?

Dicono che all’inizio pensavano fosse un cane. Raccontano di aver ricevuto la chiamata all’alba, di essere andati a verificare e quindi di aver avviato le operazioni di soccorso. Le pareti del Naviglio sono ripide, scivolose, senza appigli. Traggono in inganno gli animali, che, trovandosi davanti a un corso d’acqua, lo identificano come fiume, provano a guadarlo, ma non riescono a uscirne. Rimangono intrappolati nell’acqua implacabile, trascinati dalla corrente, incastrati tra le sponde di mattoni o di cemento, in un argine che non ha nulla di naturale.

Non fanno così forse i bravi maghi quando cercano di ingannare i loro spettatori?
Interi imperi sono stati perduti e conquistati grazie all’abile uso del falso che sembra vero.
Ma occorre cautela.

Il servizio durava poco più di un minuto, ma lo sguardo dell’animale una volta sulla barca mi era rimasto talmente impresso da farmi raccontare di quel salvataggio, da cercarne testimonianza online: «Davvero, un lupo nel Naviglio! Davvero, l’hanno salvato, sono riusciti a caricarlo sul gommone. Guarda!». Il video che trovo su YouTube è più lungo, una decina di minuti, e non ha nulla di epico nel suo svolgimento. Ci sono dettagli di corde, di reti, di bastoni, di arpioni. Il lupo nuota, si dirige verso la terra, si rende conto di non riuscire a uscire, nuota ancora, beve, il pelo è sempre più bagnato. «Non farti vedere, altrimenti continua ad allontanarsi!», dicono i carabinieri, i vigili del fuoco, i veterinari. Non sanno come comportarsi. Tutto è edulcorato nel montaggio del telegiornale. In realtà, hanno tutti paura.

Quei maghi esperti sono maestri del travestimento e del controllo dell’attenzione.
Utilizzano simulazione, dissimulazione, manovre, raggiri, suggerimenti e induzioni.
Esercitano un controllo assoluto sull’attenzione degli spettatori.
Anticipandola, catturandola nei momenti di rilassamento, offuscandola, disperdendola, deviandola e spostandola apertamente.
Mescolano il vero con il falso.

Paraflu, l’ultimo film di Invernomuto e co-diretto con l’artista Michela De Mattei, da cui sono tratte queste citazioni, non parla di questa storia. Non so dire allora perché ve l’abbia voluta raccontare. Forse per quello sguardo, quello del lupo che fissa in camera. Forse perché il mio gatto si chiamava Due calzini, come in Balla coi lupi, e avrei dovuto capirlo subito che quel nome sarebbe stato un cattivo presagio. Forse perché anche in Paraflu c’è un liquido, ci sono uomini, animali, rapporti di potere e di dominio. Ci sono le montagne, ma anche i palazzi e i capannoni della bassa. C’è la magia, l’illusione, c’è il rapporto tra spettatore e spettacolo. Ed è proprio uno spettacolo quello che mi sono ritrovata a guardare.

 

Sabato 5 aprile, ore 18:30, Invernomuto è protagonista di una conversazione con Marta Bianchi e Marta Cereda, direttrici di Careof. L’incontro è preceduto dalla proiezione di Paraflu, l’ultimo film di Invernomuto realizzato in collaborazione con l’artista Michela De Mattei.

Scritto da Marta Cereda