Wim Mertens lo veneriamo in tanti dalla fine degli anni Ottanta, quando il suono del pianoforte era per molti di noi associato unicamente al suo nome ed a quelli di Michael Nyman e Philip Glass. Una sacra trimurti fatta di minimalismo e non solo. Poi ci fu l’apoteosi, l’apparizione nel 1991 ad un festival che si svolse al Palazzo delle Esposizioni: Mertens, Roedelius, Roger Eno, Balanescu, Harold Budd. Cose che non si dimenticano.

Artista estremamente prolifico, Mertens debuttò nel 1980 – e si celebrano quindi i 45 anni di attività con il tour che questa sera si fermerà alla Casa del Jazz – con un lavoro per solo piano, “For Amusement Only” come Soft Verdict, nome con il quale furono pubblicati anche alcuni dei suoi lavori successivi, fra i quali non possiamo non ricordare “Maximizing the Audience”, doppio vinile per la Disques du Crépuscule che raccoglieva la musica composta per uno spettacolo di Jan Fabre. La celebrazione arrivò poco dopo con la colonna sonora del film “Il Ventre dell’Architetto”, girato in una incredibile Roma ritratta da Peter Greenaway.

Da allora i dischi incisi non si contano più. Lavori in studio, registrazioni dal vivo, dal formato singolo al monumentale supermegabox “Qua”, con i suoi 37 CD, fino al quadruplo box “Inescapable, che dava anche il nome al tour del quarantennale passato nel 2020 alla Cavea, una raccolta dei brani che hanno fatto la storia del compositore delle Fiandre, con due brani inediti e dieci versioni live.

Oggi presenterà “Ranges Of Robustness”, suo ultimo lavoro per ensemble uscito lo scorso anno, in una suggestiva versione per solo piano.