Parlando di chitarra jazz, uno dei primi nomi che viene in mente a chiunque, ammiratori o denigratori, è sempre il suo: John Scofield. Autore di oltre trenta album in solo e come band leader, vincitore di numerosi Grammy, Scofield è attivo dai primi anni settanta, quando si unì alla band di George Duke e Billy Cobham, per poi suonare nel gruppo di Miles Davis ad inizio anni ottanta.

Musicista in tour per la maggior parte dell’anno, lo abbiamo visto a Roma innumerevoli volte, le ultime in quartetto per la presentazione di “Country For Old Men”, album che lo vedeva rileggere classici del country in chiave jazz, poi con il progetto, “Yankee Go Home”, con il quale tornava alle radici del rock americano, riscoprendo classici fra il folk ed il rock’n’roll, in trio per “Uncle John”, disco che prendeva il nome dal titolo del pezzo dei Grateful Dead che chiudeva il secondo cd, con materiale che va da Bob Dylan a Neil Young, da Leonard Bernstein a Miles Davis, infine la scorsa estate, su questo stesso palco, in duo con Dave Holland.

Oggi torna con un nuovo quartetto che ha chiamato “Long Days Quartet” in onore delle lunghe ore diurne di luglio, nel quale è accompagnato al piano ed alle tastiere da John Medeski, già a suo fianco nell’album “A GoGo” del 1998 e poi nel quartetto “Medeski, Scofield, Martin e Wood”. Insieme a loro Vicente Archer al contrabbasso e Ted Poor alla batteria per una serata dal forte sapore funk.