13 settembre 2005. Esattamente venti anni fa uscita “Takk”, il quarto album per i Sigur Rós, quello della consacrazione su scala mondiale e del definitivo innamoramento da parte del pubblico italico. Un disco più “pop” e solare, perfetto contraltare dell’intimismo lunare e malinconico del precedente “( )”. In questi venti anni ne sono successe di cose intorno e nel gruppo islandese, ora assestato a trio e composto da Jón Þór “Jónsi” Birgisson, Georg Hólm e Kjartan Sveinsson, ma la voglia di sperimentare e immergere loro stessi e gli ascoltatori in una bolla sonora satura di orchestrazioni è rimasta intatta.
Poche rock band contemporanee hanno avuto la capacità di creare un mondo alieno, con un linguaggio e un’estetica a dir poco originali e di conquistare un seguito globale, perfino in un paese poco ricettivo alle novità come il nostro. Basta ricordare che “Hoppipolla” venne scelta come stacchetto principe per Sanremo 2010. Insieme a Björk sono diventati gli ambasciatori musicali di un luogo altrettanto magico e alieno come l’Islanda. Il loro ultimo passaggio dal vivo a Roma è stato in Cavea due estati fa, nel quale suonarono per la prima volta i brani dell’album “Atta”, all’epoca fresco di stampa e assai atteso ritorno discografico dopo dieci anni di pausa.
Un disco dove la componente orchestrale gioca un ruolo chiave, come dimostra l’importante contributo e interazione in fase di registrazione con la London Contemporary Orchestra. Proprio sulla scia di questa scelta artistica, come già successo in passato in altri tour, per il ritorno romano in versione indoor nella sala Santa Cecilia, i Sigur Rós saranno accompagnati dalla Piemme Project Ensemble, composta da quarantuno elementi. La scaletta alternerà i brani dell’ultimo album con l’inestimabile repertorio della band, con un’attenzione particolare per “Takk”, il “festeggiato” della stagione. Sarà un piacere rincontrarli e saltare con loro in quelle pozzanghere sonore colme di emozioni.
Scritto da Matteo Quinzi