Fala Atelier è uno studio di architetti portoghesi nato pochissimo tempo fa, nel 2013, ma che fa molto parlare di sé. Filipe Magalhães, Ana Luisa Soares and Ahmed Belkhodja sono intellettuali, ma non disdegnano affatto la modesta pratica delle ristrutturazioni e dell’interior: anzi, è incredibile come riescano a ottenere buona stampa con un’agenzia immobiliare, seppure originale. Qui da Campo, però, non vengono a presentare uno showroom, ma “Anticlimax”, una mostra sulla vita quotidiana all’interno di uno dei più straordinari edifici al mondo: la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa, una delle poche testimonianze fisiche del Metabolismo, un’architettura-manifesto del movimento più amato della storia (soprattutto dopo che Koolhaas e Hans Ulrich Obrist gli hanno dedicato una lunga ricerca). Un quattro-cinque anni fa due dei Fala si sono letteralmente intrufolati – non da squatter, ma vincendo la resistenza dei gestori – in questo edificio fatiscente per vivere alcuni mesi all’interno di una delle mitiche capsule aggregate sulla sua struttura portante, uno di quei cubi dotati di oblò che hanno scolpito Tokyo nell’immaginario universale.
Proprio in quegli anni l’edificio era entrato nell’occhio del ciclone di una di quelle polemiche architettoniche infinite su conservazione e progresso, perché la proprietà aveva deciso di abbatterlo e la comunità internazionale degli amanti del Metabolismo e dell’architettura in generale si opponeva con tutte le sue forze alla distruzione. E però la monumentalizzazione (sacrosanta) della Nakagin costituisce un paradosso, una contraddizione in termini, perché il senso del metabolismo è nella sostituzione continua, nella metamorfosi edilizia e urbana. Nell’idea di Kurakawa era previsto che le capsule fossero sostituite ogni paio di decenni, mentre la dura legge della convenienza economica aveva preferito lasciare che la natura (non proprio la natura, ma insomma il lavoro del tempo) facesse il suo corso. I reportage dei Fala sulla meraviglia progettuale, il disfacimento materiale, le intemperanze climatiche, le abitudini dei pochissimi abitanti rimasti nella torre sono stati un cult da subito. Ora troviamo una nuova organizzazione di quell’esperienza a Campo, e sarà sicuramente bellissima.
Scritto da Lucia Tozzi