Non è passato molto tempo dalla scomparsa di David Bowie, lo smarrimento ancora serpeggia, la sua musica ancora riecheggia, la sua voce inconfondibile non dà tregua. Fiumi di parole sono stati scritti e tributi gli vengono dedicati da una moltitudine di artisti e amici.
È incredibile pensare al suo impatto sulla musica, sull’immagine, sulla moda e – in generale – sulla cultura contemporanea.
È difficile trovare termini che descrivano fino in fondo questo camaleonte pop sempre capace di precorrere i tempi, in una continua sperimentazione, un perpetuo reinventarsi ridefinendo i confini e sfidando le convenzioni. Un Leonardo da Vinci trasversale che, a volte vincitore a volte vinto, ha riscritto i codici musicali ed estetici di generazioni intere a cavallo tra due secoli. Un eterno ragazzo dal fascino androgino. Un creativo eclettico che ha varcato i confini della nativa Inghilterra conquistando chiunque e ovunque. Un mimo, un alieno, un pittore, un trasformista in continua evoluzione eppure sempre, immediatamente riconoscibile. Una fonte d’ispirazione per molti, che a sua volta ha tratto spunto da un vastissimo assortimento di artisti, cantanti, attori e registi.
Un insolito Dorian Gray che però non ha mai venduto la sua anima, conservando invece la sua integrità che ha saputo restituire senza sbavature e con appassionata dedizione.
Così, fra passato e futuro, la mostra David Bowie Is rappresenta un’occasione splendida per capire – almeno in parte – un extraterrestre caduto sulla Terra. E anche se in realtà si ha l’impressione di non arrivare mai a conoscerlo fino in fondo, il viaggio suscita una ridda di emozioni, evoca infiniti richiami e fa vibrare sentimenti profondi. Un vibrante caleidoscopio che dà le vertigini e lascia quasi tramortiti e sperduti – Lost in Space -, ma indiscutibilmente arricchisce.
Il talento di David Bowie lascia senza fiato per la capacità di travalicare il tempo e rimanere sempre attuale. È un mistero mai svelato.
E tornano in mente, con insistenza, le parole di Nature Boy, capolavoro di Nat King Cole, che Bowie reinterpretò in modo indimenticabile per Moulin Rouge
There was a boy
A very strange enchanted boy
They say he wandered very far, very far
Over land and sea
A little shy and sad of eye
But very wise was he
And then one day
A magic day he passed my way
And while we spoke of many things
Fools and kings
This he said to me
The greatest thing you’ll ever learn
Is just to love and be loved in return
Scritto da MP