La prima volta non si scorda mai, ma nel caso degli Underground Resistance neanche la seconda, anzi la seconda ti fa venire voglia della terza e così via. Insomma, gli UR creano dipendenza. Così è stato per me: era un venerdì sera, precisamente il secondo giorno del Dimensions Festival, mi presento con alle spalle qualche articolo letto, spezzoni della loro boiler room e tutto l’entusiasmo dei racconti di amici che avevano fatto schizzare alle stelle le mie aspettative. Neanche il tempo di mettere a fuoco le leggende di Detroit materializzate sul palco che sono stata travolta dal loro turbinio sonoro: le basi techno-elettroniche si sono impossessate delle mie gambe, le percussioni hanno azzerato ogni genere di controllo di me stessa, i rif di piano hanno infiammato l’anima e i momenti di sax, beh, hanno fatto partire la lacrima (in senso positivo eh). In sintesi: un’ora e mezza di pura festa, che arriva, ti spettina, ti sconvolge e ti lascia li, un po’ disorientata, con il sorriso stampato e la voglia di chiamare Doc per avere la macchia del tempo e rifare tutto subito, di nuovo. Quindi, perché non perdersi gli UR da Scalo Est? Perché non puoi immaginare l’energia che sono in grado di sprigionare, la puoi solo provare.
Scritto da Ilaria Blondich