In principio era il libro. 1961 scritto dal polacco Stanislaw Lem. Uno dei capisaldi della fantascienza più alta, capace di fondere l’avventura nello spazio con l’epistemologia. Poi nel 1972 venne il turno della mirabile trasposizione – ma sarebbe più corretto dire “visione” – cinematografica firmata Andrej Tarkovskij. E come contraltare nel 2002 quella assai meno convincente realizzata da Soderbergh. Nel 2011 in occasione del 50° anniversario della pubblicazione del capolavoro di Lem, ecco apparire sui radar il progetto “Music for Solaris” nato dal sodalizio tra Ben Frost e Brian Eno con l’apporto di Daniel Bjarnason e Nick Robertson. Un chiaro omaggio al romanzo ma ancor più alla celebre pellicola del cineasta russo. Se la colonna sonora originale di Artemyev – fortemente debitrice a Bach – risulta completamente stravolta dal duo Frost-Bjarnason, le suggestive immagini del film di Tarkovskij – all’epoca venne spinto come “La risposta sovietica a 2001 Odissea nello Spazio” – rivivono attraverso le manipolazioni/rielaborazioni di Eno e Robertson in un riuscito parallelo visivo con l’esecuzione musicale. Frost (chitarra elettrica e laptop) e Bjarnason (direzione e piano preparato) saranno supportati per l’occasione dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Solaris è un pianeta appartenente a un altro sistema solare. Un pianeta ricoperto da un misterioso oceano gelatinoso dalla natura incomprensibile. E (forse) con una sua coscienza capace di condizionare gli umani attraverso la manipolazione della memoria e la materializzazione del subconscio. Il lancio per questo spettacolo non può essere più semplice e veritiero: musiche e immagini uniche, di un altro pianeta.
Matteo Quinzi
Scritto da Martina Di Iorio