È passato poco più di un anno e mezzo dal primo video della Dark Polo Gang e già è strano presentarli, perché la sensazione è che sia scontato che si sappia chi siano. E questo già dà un’idea della portata del fenomeno. I video fanno condivisioni a pioggia e arrivano ormai regolarmente sopra il milione di visualizzazioni; i pezzi sono prodotti da Sick Luke, che si può scommettere farà strada anche se l’affaire DPG si dovesse sgonfiare (lui, Charlie Charle e 2nd Roof per questi suoni). Tutto liscio? Non proprio. L’immaginario di riferimento è quello gangsta ormai collaudatissimo – droga-soldi-vestiti etc. – ma in salsa italo-swag, che va bene per qualche condivisione social-goliardica, ma poi sfocia in pantomima – preciso che queste tematiche non mi hanno mai fatto impazzire, che siano original from downtown o de noantri. Poi, se un minimo si è cresciuti a pane e hip hop “importato” dagli Usa tra gli 80 e i 90 – ma basterebbe anche solo quello italiano dei 90 – si fa fatica a sentire rime che ogni tanto suonano come pane/cane o che addirittura non si chiudono per niente. È un altro sport, si direbbe in questi casi, e di fatti la formula con cui i DPG funzionano è quella del singolo+video, piuttosto che con l’album intero. Magari il mio brontolare è una questione d’età, magari no. Magari se stasera andate al Black Hole vi divertite, magari se rimanete a casa con Jazzmatazz e Guru va meglio. Ad ogni modo per la lezione di stile (e classe) c’è sempre M¥SS KETA, che di serate ne ha svoltate tante, non solo a se stessa ma anche e soprattutto agli altri.