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sab 21.01 2017

Club Paradise: LTJ

Dove

Studio54
Via San Felice 6/B, Bologna

Quando

sabato 21 gennaio 2017
H 23:00

Quanto

c. Aics

Funk, nu disco e rare grooves con Luca Trevisi. Qui sotto vi riproponiamo l’intervista su Notte Italiana

COME E QUANDO TI SEI AVVICINATO ALLA MUSICA? DOVE ANDAVI A RECUPERARE I DISCHI? CHE GENERI MUSICALI SUONAVI AGLI INIZI?
LUCA TREVISI: Mi sono avvicinato alla musica, in particolare a quella nera, verso i 15 anni grazie alla curiosità che avevo guardando le copertine dei dischi: mi soffermavo a guardare gli artwork delle copertine che ovviamente raffiguravano le band formate esclusivamente da neri ed evidenziavano i loro look anni 70 e/o i ghetti in cui vivevano. Questi dischi li trovavo a prezzi veramente economici in un famosissimo negozio e magazzino di Bologna dell’epoca “Nannucci”, così sono riuscito a collezionare un grandissimo quantitativo di dischi. Grazie ai dj che in quel periodo suonavano nelle disco dell’Emilia Romagna, il sound era sempre black, afro, disco e ho avuto molta ispirazione da ciò che sentivo da loro. Nel tempo la mia cultura musicale si è formata unicamente su suoni black: funky, hip hop, soul, acid jazz, latin fino all’house

QUANDO E COME SEI APPRODATO AL KINKI? COM’ERA IL LOCALE QUANDO SEI ARRIVATO, SIA ARCHITETTONICAMENTE CHE A LIVELLO DI FREQUENTAZIONE? CHE MUSICA SUONAVI? CI RACCONTI QUALCHE ANEDDOTO DIVERTENTE LEGATO AL TUO PERIODO DI RESIDENZA AL KINKI?
L.T.:Sono arrivato al Kinki nella stagione 82/83. Il locale all’epoca era esclusivamente per un pubblico gay ed era aperto nelle serate di giovedì, sabato e domenica. In questo periodo suonavo la musica che usciva ed era tendenzialmente commerciale ma la mia voglia di provare ad inserire ciò che amavo di più mi spingeva a suonare anche dischi più difficili, funky & black.
Inizialmente l’arredamento del Kinki era una sorta di antica roma, infatti, in fondo, ai lati della pista, che aveva una pavimentazione illuminata, c’erano due statue romane e vicino alla consolle c’era una vasca. Era tutto materiale recuperato da Cinecittà.

 

I ricordi legati al Kinki ovviamente sono numerosi, ma la cosa che mi lega al locale è stata la consapevolezza di contribuire a qualcosa di innovativo e comunque far parte di un gruppo che nel tempo ha sempre cercato di rispettare le aspettative della clientela gay ed etero.
Ero sempre al Kinki: durante il pomeriggio ad ascoltare dischi o la sera per ritrovi e riunioni, per me era una seconda casa.

Il Kinki ha sempre avuto quell’aria “underground” che permetteva alla musica di predominare sulla pista e ciò mi dava sempre forti emozioni che riuscivo a trasmettere alla gente: il locale a fine serata era bagnato dall’umidità che si creava e dal sudore della gente che non mollava mai la pista… il vero club, quello che ogni dj sogna! Ogni settimana c’era la scusa per fare un party esclusivo dove la gente si lasciava trasportare in un vortice di emozioni da tutto lo staff o meglio da tutti gli “artisti” che ci lavoravano… che bei ricordi!

Kinki Staff
Kinki Staff

Un aneddoto divertente, che si ricordano al Kinki, fu quando me ne andai perché l’impianto, dopo ripetute segnalazioni, non era stato ancora sistemato. Avevo 2 casse rotte sulle 6 casse Bose che formavano l’impianto del locale e avevo fatto numerosissime richieste di riparazione che venivano sempre rimandate. Durante una serata, preso dalla disperazione, tentai il tutto per tutto per non essere ignorato: uscii dalla consolle mi vestii e andai dal proprietario e gli dissi “Visto che questo impianto non lo si vuole aggiustare io me vado” il proprietario mi chiese: “E come faccio a far proseguire la serata?”, io gli risposi semplicemente “Metti una cassetta” e lui mi chiese “E dopo?”, “La giri!” continuai io. All’epoca avevo un cappotto Garbadine e lo stereo estraibile, presi il tutto e me ne andai. Da quel giorno rimase l’aneddoto “Cosa fai prendi il Gabardine e lo stereo e te ne vai?”. Be’ comunque il coraggio fu premiato, la settimana seguente avevo di nuovo l’impianto totalmente funzionante.

 

DOPO IL KINKI SEI DIVENTATO RESIDENT IN UN ALTRO LOCALE, IL CAP CREUS, CI PARLI ANCHE DI QUESTA ESPERIENZA IN QUESTO CLUB DI IMOLA?
L.T.:Insieme al Kinki uno dei locali che più mi è rimasto nel cuore è il Cap-Creus dove ho suonato come dj resident per 5 stagioni nei primi anni 90. Incredibili ed emozionanti serate all’insegna del rare groove, jazz, funk, latin, hip hop. Era un locale completamente diverso dagli altri e questo sicuramente lo premiava, a parte le serate con dj ospiti dall’Inghilterra, il Cap Creus ha avuto la possibilità di crearsi un’immagine di club alternativo al commerciale anche organizzando bellissimi e famosissimi concerti dei più autorevoli e clamorosi musicisti tra cui: Roy Ayers, Airto & Flora Purim, Pucho & The Latin Soul Brothers, Gil Scott Heron, Eddie Harris, Guru Jazzmatazz, Bobby Byrd & Vicky, Anderson, Maceo Parker, Fred Wesley, Brand New Heavies, Galliano, Ronny Jordan ecc… impeccabile!
Lo staff viveva con passione tutti gli eventi, e naturalmente la gente che affollava il locale ogni venerdì sera si lasciava trasportare solo ed esclusivamente dal feeling della musica. Magico.

 

NEL FRATTEMPO TRA LA FINE DEGLI ANNI 80 E I PRIMI 90 A POCHI KM DA BOLOGNA, IN RIVIERA ROMAGNOLA, INIZIA A IMPORSI L’HOUSE E NASCONO DIVERSI LOCALI SIMBOLO: PENSO ALL’ETHOS, AL CLUB DEI 99, AL COCORICÒ E VIA DI DICENDO. COME SI VIVEVA A BOLOGNA QUESTO FERMENTO? ALCUNI DJ CHE SUONAVANO IN RIVIERA, PENSO A FLAVIO VECCHI, ERANO TRA L’ALTRO DI BOLOGNA…
L.T.:L’Ethos è stato il club underground per eccellenza della riviera e Flavio Vecchi dj resident è sempre stato il suo grande condottiero, unico nel proporre un sound innovativo e sempre efficace, perfetto per quel club, con un sound system che spingeva! La rivoluzione di quegli anni fatta dai bolognesi in riviera. E fu così pure per il 99 primo tempio degli after sulle colline romagnole.
In quegli anni, dal 1986 al 1990, io ho lavorato tantissimo come dj tra Paradiso, Pascià, Villa delle Rose, Cotton Club, Pineta, Energy ecc… e avevo poco tempo per frequentare altri locali come cliente, andavo a trovare amici dj nelle serate libere.

IN CONCOMITANZA CON LE SERATE INIZIA ANCHE LA TUA ATTIVITÀ COME DJ E PRODUCER E QUINDI I RAPPORTI CON LA IRMA RECORDS, UNA DELLE ETICHETTE ITALIANE PIÙ IMPORTANTI DI SEMPRE E FONDAMENTALE PER CAPIRE IL FERMENTO MUSICALE CHE C’ERA A BOLOGNA NEGLI ANNI 90. CI RACCONTI COME SEI ENTRATO IN CONTATTO CON LA IRMA E SE I LAVORI COME PRODUCER TI HANNO AIUTATO ANCHE COME DJ.
L.T.:Inizialmente l’etichetta Irma era un distributore di vinile e io passavo regolarmente ogni settimana a comprare dischi grazie all’amicizia con Umberto Damiani che tutt’ora è uno dei proprietari. Negli anni è divenuta una vera e propria etichetta e io ho avuto l’onore di registrare insieme a Kekkotronics la prima uscita: il singolo in questione era “First Job”. Da quel momento ho realizzato molte produzioni e remix sotto il nome di Ltj Sound Machine e Ltj Xperience tra cui il mio primo album/cd “Moon Beat” e in seguito “When the Rain Begins to Fall”.

 

Negli ultimi anni mi sono dedicato quasi esclusivamente a rieditare e a ricostruire brani del passato con aggiunte di suoni e ritmiche in post produzione e sempre con la Irma ho realizzato i miei ultimi due CD “I Don’t Want This Groove To Ever End” (2012) and “Ain’t Nothing But A Groove” (2013) che evidenziano il mio lato più funk e groove.

OGGI COME VEDI LA SCENA MUSICALE ITALIANA E QUELLA CLUBBING? CI SONO DEI NOMI DI GIOVANI PROMETTENTI E DEI CLUB CHE OFFRONO BELLE SERATE?
L.T.:Attualmente in Italia non c’è molto interesse al sound non commerciale contrariamente al resto dell’Europa ma questo non preclude la bellezza di queste sonorità e rende il club ancora più interessante. Il club in Italia purtroppo deve recuperare ciò che ha perso in “parecchi” anni: per un periodo troppo lungo la scena musicale italiana si è appiattita senza cercare mai alternative legate esclusivamente alla qualità, ma per fortuna ultimamente si sta rivalutando tutto ciò che è legato alle emozioni che ci dà la musica e la gente che frequenta i party sembra accettare tutto questo con voglia e naturalezza.
Senza fare precisi nomi vi garantisco che c’è una nuova scena tra Firenze, Torino, Ferrara, Verona, Sassuolo, Lecce e altre città fatta di giovani dj molto preparati e tecnicamente abili, con una gran voglia di conoscere, perché alla base di questo lavoro la parola più importante è e sarà sempre “conoscenza” essere capaci così di uscire fuori dal gregge e avere come primo desiderio quello di condividere e divulgare solo il buon SOUND.

Scritto da Salvatore Papa