Nel descrivere musicisti della caratura di D’Angelo si rischia sempre l’agiografia. D’altra parte, considerando che nel nostro Paese leggendo D’Angelo i più pensano a “Nino”, un riepilogo della leggenda che è Michal Eugene Archer è più che necessario. Sin dal suo esordio del ’95, Brown Sugar, il nostro è stato una figura centrale della musica black americana, riassumendo soul, jazz e hip hop con maestria unica, grazie anche al suo enorme talento da cantante e polistrumentista. Per lui e altri (allora giovani) artisti come Erykah Badu, i giornalisti coniarono la parola nu-soul. Definizione che si fece riduttiva quando uscì quel monolite di musica totale che è Voodoo. Fu li che D’Angelo si lanciò nell’impresa maniacale di risalire all’origine del groove afroamericano fino al voodoo del titolo, sintetizzando e astraendo il linguaggio creato da mostri sacri come James Brown, Sly Stone, il Miles Davis elettrico e Prince. Linguaggio con il quale jammare canzoni di ogni stile (da ballade a jam funk) meno laccate che in precedenza, più ipnotiche e profonde, primordiali e raffinate insieme, ottenendo quel senso di futuro e classicità che non possiamo che definire “senza tempo”. All’unicità del risultato ottenuto, uniteci successo ed esposizione senza precedenti e capirete da soli che il post-Voodoo fu per il Nostro il classico inferno e il motivo di 14 anni di silenzio discografico – tempo necessario per riprendersi da perdizioni alcoliche, ma soprattutto per affrontare e creare le sue canzoni senza paura e aspettative. Il risultato è Black Messiah, uscito a sorpresa a fine 2014, in cui la musica di D’Angelo è più aperta, battagliera – l’influenza degli eventi di Ferguson si fa sentire – meno ossessiva, e questa volta riscopre e include pure il rock. In concerto, accompagnato dai suoi Vanguards, sarà come vivere un’ideale epoca d’oro musicale (non solo del groove) per troppe poche ma intensissime ore.
Le parole da sole però non bastano. Per arrivare preparato al concerto di Michal Eugene Archer aka D’Angelo ascolta anche la playlist dei 12 brani (+1) di Zero.
Scritto da Marco Caizzi