Ecco un gruppo che non si riformerà mai: Aaron Turner era il pilota dei fondamentali ISIS (miracoloso amalgama metal, hardcore, noise, la qualunque, tutto portato al livello successivo), con inconsapevole preveggenza sciolti nel 2010, giusto un attimo prima che la denominazione venisse associata a tutt’altre faccende. Lo spirito continua nei Sumac, un riavvio su base DOS del modello principale con più strati di suono, più chiavi di lettura, più diramazioni impreviste. Intenzione: creare la musica più pesante mai concepita. Nella pratica, un viaggio lisergico di cui si conosce l’inizio (parte quando si accendono gli amplificatori), prevedere dove andrà a finire è impossibile.

Da tradizione, gli ISIS sceglievano per ogni tour gruppi spalla migliori dell’attrazione principale; è andata così in passato (Jesu, Tim Hecker, Dälek, Dysrhythmia solo per dirne alcuni), è ancora così: un’altra volta in compagnia dei mitologici Oxbow (aprirono il tour 2007, era fuori “The Narcotic Story”), la band che forse più di ogni altra restituisce nuovo senso oggi al termine blues. Assistere a un loro live, un’esperienza che definire catartica sarebbe sminuirne la portata. L’effetto è sempre lo stesso: come leggere un romanzo di Jim Thompson mentre Mike Tyson ti massacra di legnate. Per assistere al live più intenso sulla Terra, è qui che dovete stare. Ci si vede sotto il palco.