Negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere alcune espressioni moderne delle musiche sub-sahariane (dal Mali al Niger), in particolare quel “blues del deserto” dei nomadi Tuareg modernizzato dall’uso di chitarre elettriche (da Group Inerane fino a Tinariwen). Ma c’è stato chi in Niger fece di più: raccogliere tutte le musiche tradizionali del luogo (da inni pastorali del deserto a complesse polifonie vocali), estrapolarne le melodie più cristalline ed eseguirle per solo organo elettrico e rudimentale drum machine. Il pioniere di questa sorta di “elettronica psichedelica del Niger” è Mammane Sani, autore a fine anni 70 di una serie di registrazioni per la radio nazionale. Purtroppo al tempo non ebbero successo, ma la forza di quella musica è stata tale che quelle session – edite precedentemente solo su rare cassette di culto per pochi appassionati – sono riemerse cinque anni fa sotto forma di raccolte ufficiali riportando la musica di Mammane sui palchi di tutto il Mondo. Oggi, il trattamento elettronico caldo e polveroso – contemporaneamente futuristico ma rispettoso di luoghi e tradizioni – che Mammane Sani ha riservato alla sua terra, risulta speciale come allora. Basta qualche secondo di ascolto e si viene trasportati sulle rive del fiume Niger in stato di trance, come in un sogno. Quello che ci accadrà stasera quando le mani di Mammane correranno sapientemente sulla tastiera del suo fidato organo.
Scritto da Marco Caizzi