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ven 06.10 2017 – dom 08.10 2017

EurHop Roma Beer Festival

Dove

Salone delle Fontane
Via Ciro il Grande 10/12, Roma

Quando

venerdì 06 ottobre 2017 – domenica 08 ottobre 2017

Quanto

€ 10 giornaliero con 3 gettoni / € 18 abbonamento

In una città come Roma, in cui ormai si discute quasi più animatamente di luppoli che di calcio, Eurhop è diventato un appuntamento chiave per tutti gli appassionati di birra. Se il vostro locale di riferimento chiude la serranda per una mezza giornata (spesso con scuse mirabilanti) pur di essere presente al Salone delle Fontane, chi siete voi per essere da meno e non gettarvi nella mischia? Alla quinta edizione, continuano ad aumentare i birrifici in esposizione, ennesimo segnale di un movimento più sano che mai. Anche quest’anno si potranno assaggiare più di 300 birre – selezionate dal Ma Che Siete Venuti a Fà – rigorosamente artigianali, alla faccia di chi prevedeva che il movimento si stava espandendo in maniera così incontrollata da essere destinato a scoppiare. Fortunatamente, almeno per questo weekend, l’unica cosa a rischio scoppio è la cirrosi…

ROBERTO CONTINI

 

Per non perdervi nei meandri dell’indecisione che inevitabilmente si creano di fronte a un carnet di 300 birre; o per non arrivare al sesto stand già senza soldi e ubriachi come scimmie urlatrici, vi diamo qualche consiglio su cosa assaggiare. Abbiamo scelto sei birrifici italiani e sei stranieri che bazzicano poco tra le spine di Roma e il cui passaggio a EurHop assume quindi ancora più valore. Gomoti alti, casco sempre allacciato e luci accese… anche di giorno!

I Birrifici Italiani

Argo (Parma)
I ragazzi di Argo si fanno silenziosamente valere con birre di stili meno battuti: con la Stout (Aran) e la Terzo Tempo, Cream Ale da competizione, hanno già fatto grandissimi numeri e promettono benissimo per il futuro.

Foglie d’Erba (Udine)
I rimandi americani non sono solo nel nome, ma anche nella scelte dei luppoli e dello stile brassicolo per questo birrificio dolomitico. Con lo spostamento in una sede più grande nel 2014 e la loro APA Babél, sono tra i nomi più interessanti del Nord-Est.

Hilltop (Viterbo)
Le birre della famiglia anglo-irlandese insediatasi sul Lago di Bracciano hanno il giusto mix di innovazione locale e tradizione degli stili d’Oltremanica, senza trascurare sperimentazioni riuscitissime come la loro Belgian Ale Miele d’Autunno.

No Tomorrow (Brescia)
Alcuni si ricordano di loro come Pogue Mahone Brewery, ma dal cambio di nome e location si cambia marcia, birre ad alta fermentazione con lo stile Imperial a farla da padrone.

P3 Brewing (Sassari)
Apripista a Sassari, P3 è tra i prodotti artigianali più interessanti provenienti dalla Sardegna. Per ora le IPA (con varianti Session e Imperial) sono le punte di diamante, ma a livelli già elevati.

Vetra (Varese)
In un mercato quasi saturo come quello lombardo, essere una new entry è difficile, ma Vetra ha sgomitato sin da subito, sperimentando pur partendo da stili classici: la Pils, da tanti trascurata, con loro ritorna in auge.

I Birrifici Stranieri

Buxton (Inghilterra)
Per gli inglesi di Buxton, black is beautiful. Fedeli alla linee britanniche, si sbizzarriscono con Stout, Porter e Black IPA come se non ci fosse un domani. D’altra parte, come dice l’adagio, “once you go black…”.

Dry & Bitter (Danimarca)
Partiti nel 2015 con focus sulle Pale Ale – memorabile la loro Christian Bale Ale… – hanno trovato l’oro luppolato con la loro serie di Porter affinate in botte di distillati. La Affluence (botti di bourbon) è roba da urlo.

Gänstaller (Germania)
Spesso ingiustamente sottovalutati, i tedeschi continuano incuranti a sfornare birre di livello assoluto. I bavaresi di Gänstaller affumicano l’impossibile e anche se IPA e Porter sono di qualità, ammettiamo un debole per le loro Rauch e Märzen.

Jester King (Stati Uniti)
Non potevano mancare gli americani, nel bene o nel male avanguardia del mondo brassicolo e presenti sempre in massa. Ma va premiato il “re giullare”, non fosse altro perché per imporsi alla grande in Texas con delle Sour e Lambic ci vuole un coraggio infinito.

Pohjala (Estonia)
In Estonia fa parecchio freddo. Sempre meglio non scordarselo quando siamo davanti a dei birrai di
Tallinn, visto che le loro Stout e Baltic Porter sono quasi tutte oltre i 10°. Ma il fatto che non si
noti troppo e se ne possano bere a litri va tutto a loro merito.

Tilquin (Belgio)
Per chi avesse dei dubbi, a Tilquin non si definiscono “brasserie”, ma direttamente “Gueuzerie”. Messo questo in chiaro, Lambic fruttate (quella alle prugne di Namur è clamorosa) e Gueuze non possono che dominare la proposta. In Belgio a ‘ste cose ci tengono…

Scritto da Alberto Asquini