Questa è una di quelle mostre che piacciono intimamente a Giulio Iacchetti, perché fanno parte del suo dna: raccogliere 150 mollette da bucato dal XVIII secolo a oggi per carpire l’essenza dell’oggetto, la sua forma archetipale, il motivo dell’empatia che suscita negli utilizzatori. Sono ricerche degne di Aby Warburg, che andrebbero fatte serialmente e poi riunite in un’enorme costellazione di immagini, un’enciclopedia delle meraviglie.
L’affezione di Iacchetti per la molletta in particolare affonda le sue radici nell’ormai mitico progetto della Coop, quando riuscì a fare una piccolissima breccia (poi purtroppo subito richiusa) nel mondo della grande distribuzione curando una collezione di oggetti comuni riprogettati da un gruppo di designer italiani: in quell’occasione creò con Martini una bellissima rondella di 12 mollette in plastica stampata, riprodotta oggi in un’edizione speciale per la mostra in triennale.
Scritto da Lucia Tozzi