Nel ’78 i Funkadelic si chiedevano sfidando l’ascoltatore “chi dice che una funk band non può suonare rock music, chi dice che una rock band non può suonare funk music?” su un mix infuocato tra psych rock hendrixiano e trascinante groove funk. Stava su quel One Nation Under a Groove, riassunto perfetto del credo p-funk (pure funk, psychedelic funk) di George Clinton, iniziato nel ’70 con Maggot Brain e lanciato nello spazio dai Parliament di Mothership Connection. Ovvia l’influenza fondamentale sull’ hip hop (che ha campionato a iosa le creature di Clinton) e il rock più groovoso, ma in generale su tutto ciò che è “dance music” libera e moderna. Un’astronave di suoni atterrata sul nostro mondo per aiutarci a sconvolgerlo con una vera e propria mega orgia funk. La formula p-funk prevede pulsazioni sessuali che partono dal basso più elastico e gommoso possibile su ritmi incessanti, svisate di tastiere cosmiche e chitarre in acido che espandono la nostra mente, fiati he si intrecciano a sovrapposizione di cori e voci che ci avvolgono sudati. Tutto questo guidato magistralmente dallo stregone George Clinton per circa 2 ore di estasi p-funk. Non vedo nessuna ragione al mondo per perdersi uno spettacolo simile.
Scritto da Marco Caizzi