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mer 20.12 2017 – dom 11.02 2018

Il territorio dell'architettura - Gregotti Associati 1953-2017

Dove

PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea
Via Palestro 14, 20121 Milano

Quando

mercoledì 20 dicembre 2017 – domenica 11 febbraio 2018

Quanto

free

Il 10 agosto di quest’anno l’architetto Vittorio Gregotti ha compiuto novant’anni e per festeggiare il suo compleanno il PAC di Milano esporrà, a cura di Guido Morpurgo e a partire dal 20 dicembre, una serie di disegni e progetti della sua fitta carriera.
Figura centrale della cultura e della pratica architettonica italiana, tra i più colti e curiosi intellettuali del mondo dell’architettura del Novecento, professore, saggista e autore di più di trenta libri, ma anche prolifico progettista, cui si possono associare dal 1974 ad oggi ben 1600 progetti. La biografia di Gregotti è fortemente intrecciata con tutta la vicenda architettonica del progetto moderno, di modo che la mostra è un’occasione per ripercorrere l’architettura del secolo scorso e non solo italiano. Del resto, la sua stessa autobiografia (Skira, 2005) è composta di continui rimandi tra il piano esistenziale, del vissuto e quello che noi associamo alla storia dell’architettura moderna: i movimenti di avanguardia, dal Gruppo 7 ai CIAM, al gruppo 63, i grandi “maestri”, da Perret a Le Corbusier e Gropius, le Università, dallo IUAV al Politecnico di Milano, la Facoltà di Palermo, le celebri riviste milanesi, tra tutte Casabella, di cui Gregotti fu tra i più illustri redattori e direttore dal 1982 al 1996. A tutt’oggi Gregotti è a capo di uno studio di progettazione (Gregotti e Associati) che ha realizzato numerose opere in tutto il mondo.
La mostra dal titolo Il territorio dell’architettura. Gregotti e Associati 1953_2017 rimanda al suo più famoso testo, scritto nel 1962, che si concentra sulla descrizione della forma urbana come specifico architettonico e che si inserisce in tutta la riflessione aperta nel dopoguerra da Ernesto Nathan Rogers (cui Gregotti riconosce il ruolo di “maestro”) e proseguita con apporti individuali da una fitta schiera di architetti italiani (tra tutti lo stesso Aldo Rossi) intorno al concetto di “continuità”, “appartenenza”, rapporto con la storia, con la memoria collettiva, in contrapposizione con la tabula rasa di una certa lezione moderna. L’architettura, infatti, nel testo di Gregotti viene descritta come “materia di storia”, “documento per altre discipline”, che “ha assunto nel suo prodursi il compito di testimoniare l’avvenimento storico”.
A questa fase della ricerca teorica e progettuale di Gregotti va associato uno dei progetti forse più celebri che l’architetto ideò nel 1973 con una nutrita schiera di colleghi (tra cui Pierluigi Nicolin, Franco Purini, Carlo Rusconi Clerici e Bruno Viganò), vale a dire l’Università della Calabria: una macrostruttura lineare lunga 3,2 km che si snoda in direzione est-ovest sulle colline vicino a Cosenza. L’enorme asse da un lato riecheggia le coeve esperienze dell’architettura radicale e della land art, dall’altro fornisce una chiara trasposizione progettuale del tema del rapporto dell’architettura con il contesto e con il paesaggio; una trasposizione altamente simbolica, come può essere un’università diffusa sul territorio.
Oggi, a novant’anni, Gregotti annuncia di ritirarsi dal mondo professionale. I progetti sono tanti, la stanchezza anche, soprattutto perché per Gregotti l’architettura sembra non interessare più nessuno. Colpa dell’omologazione globale, delle mode, dell’ossessione per la comunicazione, per cui all’architetto viene chiesto solo di meravigliare. Magari, questa mostra monografica sulla sua lunga carriera sarà un’occasione per ripercorrere e riflettere su quella stagione del progetto moderno ormai tramontata e nutrita, anche utopicamente, di speranze, di conoscenza, di storia e tensione sociale, anche per provare a fare dei paragoni con questo conflittuale e contradditorio tempo presente.

Scritto da Chiara Ingrosso