Arte

Gli spazi culturali di Trastevere

Il rione che non t'aspetti

quartiere Trastevere

Scritto da Nicola Gerundino il 9 settembre 2020 Aggiornato il 9 ottobre 2020

Con il confinante centro storico a fare la parte del leone, ci sarebbe da immaginare che alla terra de noantri non fosse concesso che il diritto al gozzoviglio, seguendo un dettame millenario che dall’antica Grecia ai giorni nostri vuole il corpo separato dalla psiche e le alte sfere della cultura essere esclusivamente ad appannaggio delle alte sfere della società, ferme a loro volta nei palazzoni più importanti del centro città. Trastevere però ha saputo ritagliarsi negli anni un suo ruolo non marginale sul palcoscenico culturale di Roma. Certo, probabilmente poco autoctono, anzi, per lo più importato grazie a ventate di mecenatismo che vanno dagli affreschi raffaelliani di Villa Farnesina alle mostre ospitate da alcuni dei galleristi più in vista del mondo. Però la sua bandierina l’ha piantata, eccome. L’arte contemporanea qui ha una storia ormai consolidata da decenni: imprescindibile la Fondazione Volume, lo Studio della vulcanica Stefania Miscetti, poi le pareti proveniente da un futuro alieno della Ex Elettrofonica e la schiera di galleristi che hanno ceduto al fascino del vicolo: da Gavin Brown (Sant’Adrea de Scaphis) a Emanuel Layr, passando per gli scozzesi di Frutta e la partenopea T293. Le istituzioni anche fanno sentire la loro presenza: quelle di comune e regione rispettivamente con il Museo di Roma in Trastevere, impeccabile per le temporanee dedicate alla fotografia contemporanea, e lo spazio polifunzionale dell’Ex Gil (ora WeGil), quelle straniere con due Accademie ricche di iniziative e di borsisti: quella americana e quella spagnola, quest’ultima custode anche dell’incredibile tempietto del Bramante. Sul versante cinema impossibile non citare il Sacher del Nanni nazionale, sempre attento nella scelta delle pellicole, e l’Intrastevere, punto fermo per gli appassionati della versione originale e per i “nostalgici” di una Roma a misura d’uomo. Il teatro ha il suo riferimento nel Belli, mentre tra le chicche uniche in città meritano assoluta menzione La Casa delle Donne, che da anni è ingiustamente sul bilico della chiusura e dello sgombero, il meraviglioso Orto Botanico di Roma e l’antichissima Speziera di Santa Maria della Scala, custodita oggi a mo’ di museo dall’ordine dei Carmelitani Scalzi.

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