SOUth of PRAda, a SUD di Prada o sottoPrada: questo è il quartiere che ha spostato la percezione della città più a Sud. Ora è ben più difficile per i fan di Milano Nord dire “a Milano Sud mi annoio” come faceva un tempo MYSS KETA. Questo grosso trapezione confina con i campi del Parco Sud, con lo Scalo di Porta Romana e ai lati con via Ripamonti e Corso Lodi. L’accesso più comune è dalla metro gialla di Lodi, che sbuca sul ponte con vista sulla distesa spesso verdissima dello Scalo, il tendone di Social Music City sullo sfondo e la Torre della Fondazione Prada che svetta nella sua bianchezza, a mo’ di faro.
Appena svoltato nella via Brembo, sulla sinistra a tutte le ore si vedono persone in rilassata conversazioni ai tavoli del Madama Bistrot, il bar-ristorante dell’omonimo Ostello di via Benaco che è un punto di riferimento.
Per poi arrivare, proseguendo, fino alle mura che circondano la Fondazione Prada, la cui apparente sobrietà esterna è tradita dal luccichio della foglia d’oro che ricopre la torretta bassa. È da questo complesso di spazi giustapposti, di percorsi in loop, di studioli e caverne, cisterne e bar glamour, bagni-prigione e bagni-teatri, installazioni permanenti e mostre temporanee, che scaturisce tutta l’energia proteica del quartiere.
Dopo di lei è arrivata la piazza Olivetti, disegnata da Citterio & Viel e delimitata dalla facciata specchiante della sede Fastweb, con larghe vasche d’acqua e una vegetazione alla Gilles Clément. Scendendo ancora più a sud per la via Gargano troviamo ICA Milano, un centro per l’arte contemporanea che organizza bellissime mostre in un edificio industriale di raro fascino. E più giù ancora, in via Passo Pordoi, tra il centro islamico e la fine della città costruita, due spazi per progetti d’arte e cultura di natura completamente diversi: NFQ (NERO+Fabio Quaranta) e DAS, lo studio-project space di Davide Allieri.