L’ingresso potrebbe sembrare quello di una Sala Bingo a Las Vegas. Le luci al neon, i fiori, l’odore potente di rose e le scritte giganti ci danno una buona misura di quello che ci aspetta. Ci gasiamo immediatamente, come in un parco giochi, perché in effetti 168 Chinese Township lo è. Il ristorante cinese più grande del mondo, no dai non scherzate. D’Europa, dice qualcuno. Alessandro, 18 anni, cinese ma nato a Milano ci dice che siamo nel ristorante più grande d’Italia.
3000 mq di superficie, per un totale di 300 coperti, senza contare le sale per le cerimonie che si nascondono dietro i pesanti portoni stile impero. Qui ci entrano tranquillamente 1500 persone. Ci perdiamo subito, apriamo porte, salette, sbirciamo attraverso grate, tavoli rotondi di marmo, poltrone alla Scarface, motivi barocchi, oro e rosso ovunque. Passiamo attraverso corridoi di acquari, dei granchi grandi come il mio cane ci guardano torvi, anatre appese, un’infinità di ingredienti non meglio identificati sfilano davanti ai nostri occhi.
Siamo venuti per mangiare hot pot, qui sono attrezzati fino ai denti per questa esperienza ad alta temperatura. Un brodo servito in una pentolone che viene piazzato a centro tavola, tenuto ad ebollizione da un fuoco elettrico centrale, dove cuocersi una varietà infinita di cose. Di carne, di ossa, di pesce, piccante oppure vegetariano, qui non comandate voi ma il brodo. Ci vengono serviti nell’ordine: funghi (alcuni sicuramente allucinogeni), radici stravaganti, carne di vitello, agnello, maiale, manzo, alghe marine, uova centenarie. Perdiamo il conto e la dignità a tavola. Volano polpette, spaghetti di riso, tutto finisce gloriosamente nel brodo di funghi e pomodori che continua a essere al centro dei nostri pensieri.
Quando tutto sembra essere finito, e noi soddisfatti della prova agonistica brillantemente superata, arriva Alessandro con la sentenza definitiva. Il rombo sfilacciato chirurgicamente e adagiato su un letto di ghiaccio ci ricorda il migliore Caravaggio. Bolliamo anche quello, senza pietà. Anatra alla pechinese, anatra ebbasta, bao incredibili e altre diavolerie a concludere il quadro rinascimentale di quella che è una cena che non dimenticheremo.
Ci fanno fare un giro del locale, in effetti abbiamo bisogno di smaltire e camminare qui dentro può essere una buona palestra. Al piano superiore ci sono una serie di stanze da prenotare se si ha voglia di fare casino con gli amici: dai 10 ai 30 posti, hanno anche un letto apribile e un bagno privato. Senza contare la possibilità di organizzarci anche il Karaoke. Tutto questo non ha un prezzo aggiuntivo. Abbiamo capito bene. Usciamo con una convinzione: torniamo qui la prossima settimana con i rinforzi. 168 Chinese Township è il posto dove vai perché l’esperienza supera qualsiasi cosa.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-02-10