«E ora qualcosa di frESCO!» deve aver pensato il cuoco Francesco Passalacqua dopo l’esperienza in via Matteo Bandello nello spazio di Rossana Orlandi. Il ristorante si chiamava Pane e Acqua e, a mio modesto parere, soffriva questa convivenza: la cucina non era affatto male, anzi, ma i prezzi altissimi e l’arredamento “pesantissimo”. Insomma, non mi era venuta voglia di tornarci.
E così eccoci nell’anno del Signore 2015, quando FrancESCO Passalacqua apre ESCO (tutto maiuscolo), continuando il suo simpatico gioco con le parole. Lo spazio è davvero bello, una ventata di frESChezza appunto: luminoso, ben arredato, contemporaneo senza cadere nel minimalismo; di più non vi dico, guardate le foto che fate prima, oppure andateci che è ancora meglio.
Stessa linea per quanto riguarda il menu: te ne accorgi dai prezzi onesti (portate da 5 a 17 €), certo, ma anche dal fatto che i primi tre piatti in lista (I classici di Francesco Passalacqua) sono suggeriti in abbinamento a uno dei cocktail di Loris Mauro, barman siciliano che abbiamo già messo alla prova con ottimi risultati durante un aperitivo di quelli molesti.
Un esempio: la battuta al coltello di Fassone piemontese può essere ordinata con il drink Cult in Piemonte, con cachaça Velho Barreiro Gold, lime, frutti di bosco, foglie di basilico, zucchero di canna e bitter thai. Davvero niente male, peccato solo che a pranzo non servano i drink. Ma pare ci stiano lavorando, così mi ha detto il caposala quando mi sono permesso di suggerirlo; in compenso c’è un menu a 15 euro con piatto unico, calice di vino, acqua, caffè e piccolo dessert.
Il menu, manco a a dirlo stagionale e con ingredienti scelti nell’eccellenza dell’artigianalità italiana, è un mix tra la grande tradizione regionale (ravioli del plin, trippa, daino dell’Appennino, tanto pesce anche) e focacce e pizze definite gourmet. Ho assaggiato quella con pancetta di Mora romagnola, zucca e zenzero: leggera e allo stesso tempo porca, per una volta il concetto di food porn mi ha sfiorato, ma poi mi son guardato le mani arancioni e mi è scesa la catena.
Finisco in bellezza – nonostante i troppi camerieri che spesso vagano senza accorgersi che ho bisogno di loro – con ESCOMoscato, una meringa di zabaione e appunto vino Moscato.
ESCO felice in via Tortona, non mi disturbano manco le modelle che piuttosto che guardarti in faccia si fanno selfie-walking (non so se si dice così, Passalacqua mi sta contagiando pericolosamente).
Nota di costume: si accettano scommesse sul prossimo ristorante dello chef piemontese. Uva Passa? Franco, passa? Passa, Franco! Passaporto? Un passato del passato? Ai posteri l’ardua sentenza.
(Articolo di Simone Muzza)