Se ti stai chiedendo come si pronunci, la risposta è “hugga”. Se ti stai chiedendo cosa significhi, la risposta è un po’ più complessa.
In danese e norvegese il sostantivo Hygge è impiegato per definire un sentimento, un’atmosfera sociale, un’azione correlata al senso di comodità, sicurezza, accoglienza e familiarità. Ma è anche collegato al beneficio dei gesti semplici, come stendersi sull’erba, annusare un fiore o contemplare l’alba.
Provate a chiudere gli occhi e farvi sussurrare la prima voce che il brunch propone, e vedrete come vi si sciolgono i muscoli.
Ma Hygge è anche un luogo, che risuona come una dichiarazione di intenti, un manifesto. Infatti Hygge è proprio questo: un angolo di ritrovo dove un gruppo di ragazzi, attraverso il proprio lavoro, cerca di trasmettere quotidianamente un senso di leggerezza e agio. Insomma un’alternativa ai non-luoghi che Milano offre, quelli dove passi e non ti fermi; un antidoto alla frenesia meneghina, al tran tran.
Impossibile, direte. E invece provate a chiudere gli occhi e farvi sussurrare la prima voce che il brunch propone, e vedrete come vi si sciolgono già i muscoli. Proviamo? “Uovo poché su pane tostato con salmone marinato e salsa olandese all’aneto”.
Buone le colazioni e le merende. Non c’è un momento in cui non sia giusto andarci. Controllate solo che sia aperto, perché – ve l’abbiamo detto –, qui è easy, la life si prende con calma.