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Tripstillery Navigli

Zero qui: fa sedute "spiritiche".

Categorie Bar Cocktail bar
quartiere Navigli

Contatti

Tripstillery Navigli Via Ascanio Sforza, 9
Milano

Orari

  • lunedi 04:00 PM–12:00 AM
  • martedi chiuso
  • mercoledi 04:00 PM–12:00 AM
  • giovedi 04:00 PM–12:00 AM
  • venerdi 04:00 PM–12:00 AM
  • sabato 08:30 AM–12:00 AM
  • domenica 08:30 AM–12:00 AM

Si prega di verificare sempre
l'attendibilità delle informazioni fornite.

Occhi nocciola e cappello a tesa larga. Sorride sotto dei baffetti rossicci e una spruzzata di lentiggini, Flavio Angiolillo. Classe 1984, Flavio è noto ai binge-watchers per aver preso parte al primo talent show dedicato al mondo del bartending, «Mixologist: la sfida dei cocktail». Per gli animali notturni, invece, Flavio è un guru, un santone dei distillati, un druido stile Panoramix che sforna pozioni magiche con i suoi alambicchi gargantueschi. Per me – influenzato dal suo accento francese e vittima degli stereotipi – è un moderno Bonaparte che si è preso Milano (o meglio: la Milano da bere), conquistando la scena del beverage locale dopo locale. È il padre del mitologico MAG, MAG la Pusterla, Iter, del 1930, del Backdoor43, e infine di Tripstillery – ora sdoppiatosi e approdato sul Naviglio Pavese. E’ bene specificare quale naviglio, perché in una delle sale una grossa scritta al neon ci tiene a sottolineare che «il Naviglio Grande ha rotto il c***o».

Flavio mi accoglie in quella che sembra casa sua. «Lì c’è il salotto, là la cucina, lì il bancone e laggiù la stanza dei giochi» – a quest’ultima poi ci arriviamo. Un locale che sembra un grande appartamento. Cozy come direbbero oltreoceano. Io mi sento già bene. Troppo bene. Così bene che in tempo zero mi sale una irrefrenabile voglia di togliermi le scarpe. Ma Flavio, da buon ospite, mi invita al bancone e inizia la danza degli assaggi.

«Cosa ti offro?» Il mio occhio cade maliziosamente sul menù alle parole sexy e piccante. Sarà la primavera, ma ho bisogno di placare la mia prurigine. I cocktail sono effettivamente un’ottima scelta, perché rappresentano la parte dell’offerta di Tripstillery più croccante – per dirlo alla maniera di Stephanie Glitter. L’insolita scelta di mescolare mezcal, acqua di peperone, estratto di  frutto della passione e sale è pura dinamite. In un attimo i bartender di fronte a me da due diventano quattro e una ilarità improvvisa mi coglie di sorpresa. Ma dobbiamo essere adulti, farci forza e proseguire. 

Passanti e eno-voyeur possono ammirare dalle vetrate il poderoso alambicco che trionfa in mezzo a questa ludoteca vietata ai minori.

«Senti questo», mi dice Flavio. Mi versa un bicchiere di Oleato, un distillato alle olive Made in Tripstillery, che se ti fermi a pensarci è pura follia. Caldo, oleoso, rotondo, al secondo bicchiere mi sembra di essere in una masseria di Locorotondo e aver scolato una tanica di extravergine. La degustazione prosegue con un distillato al fico d’india affumicato che si fa apprezzare. E si fa bere bene. Troppo bene. Ne esco sfinito come Primo Carnera dopo un match. Ha vinto l’etanolo, non c’è dubbio. Ma a me manca ancora di capire cosa è quella stanza dei giochi”. 

Pareti vetrate sia all’interno che all’esterno, Tripstillery offre in una stanza la possibilità di un’esperienza immersiva nel mondo del mixology, dove è possibile seguire tutte le fasi della produzione dei distillati, dalla macerazione delle erbe, fino alla personalizzazione della bottiglia. Passanti e eno-voyeur possono ammirare dalle vetrate il poderoso alambicco che trionfa in mezzo a questa ludoteca vietata ai minori.

Saluto Flavio – forse in francese o forse in corso –, ringrazio, ed esco dalla porta del bagno. Ritento. Saluto i due o forse i quattro bartender. Sul tram riguardo le foto mosse di porzioni di banconi e pavimenti. Rido da solo. Oggi la felicità ha un retrogusto che sa di oliva.