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Rodrigo

Zero qui: sorseggia fiumi rubicondi.

Categorie Ristoranti
quartiere Tortona

Un interno di Rodrigo

Contatti

Rodrigo Via Savona, 11
Milano

Orari

  • lunedi chiuso
  • martedi 12:30 PM–02:30 PM , 07:00 PM–01:00 AM
  • mercoledi 12:30 PM–02:30 PM , 07:00 PM–01:00 AM
  • giovedi 12:30 PM–02:30 PM , 07:00 PM–01:00 AM
  • venerdi 12:30 PM–02:30 PM , 07:00 PM–01:00 AM
  • sabato 12:30 PM–02:30 PM , 07:00 PM–01:00 AM
  • domenica 12:30 AM–02:30 PM

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Cammino verso Rodrigo con una sensazione di ansia nel petto. Le notizie del mondo tuonano spaventose: crisi economica, cambiamento climatico, dichiarazioni pre-belliche. Sembra sempre più difficile avere fiducia nel futuro. Nel traffico ascolto distrattamente i discorsi dei milanesi — non sono l’unico a essere nervoso. Entro nel ristorante un po’ di fretta e furia, sotto una pioggia battente, ma subito mi accolgono grandi sorrisi: siamo in via Savona 11, la sede meneghina dello storico ristorante emiliano Rodrigo, fondato a Bologna nel 1949. Una calma mi avvolge mentre vengo accompagnato al tavolo. Saranno i drappi borgogna, il design caldo, o la gentilezza di Roberto Capua, l’esperto proprietario. I pensieri negativi lentamente si diradano, lasciando spazio a un’unica idea: la cucina resta uno degli ultimi luoghi dove si può ancora calmare l’anima. 

E allora mi lascio letteralmente coccolare da un servizio impeccabile, fatto di piccoli gesti: un tavolo aggiunto al mio per offrire a me e al mio commensale un po’ più di spazio, una glacette per il vino servito alla temperatura perfetta, posate abbinate con cura e una conoscenza precisa del menu e dei prodotti utilizzati nei piatti dello chef Giacomo Matera. Ho il piacere di conoscerlo — un altro grande sorriso. “Un cuoco pugliese, che ha il mare nel DNA”, mi spiega il professionalissimo Capua.

Ad ogni boccone — tra una battuta simpatica e un brindisi di un piacevole blend di Sauvignon— la tempesta fuori sembra diradarsi. 

Infatti, nonostante il background culinario di Rodrigo sia storicamente emiliano, la sede milanese ha puntato tutto sul pesce fresco, abbinando i sapori classici dell’entroterra al gusto mediterraneo – devo dire una scelta coraggiosa, perché un po’ dalla cucina emiliana ci si aspettano i soliti piatti. Un incontro tra mare e pianura/colline che però convince e funziona. Ci gustiamo un freschissimo plateau di crudi — scampi, gamberi, ostriche e ricci — seguito da una tartare di tonno rosso con foie gras e da un’altra di ricciola agli agrumi. Ad ogni boccone, ad ogni check dei camerieri — tra una battuta simpatica e un brindisi di un piacevole blend di Sauvignon, Trebbiano e Chardonnay — la tempesta fuori sembra diradarsi. 

Passeggio idealmente tra il ristorante, che pare un set felliniano: luci calde, riferimenti al cinema, scorci del paesaggio emiliano, come se fossimo su un film, penso. Poi arrivano le due portate principali: una deliziosa ombrina servita su una purea di piselli e accompagnata da chips di speck, e una gloriosa cotoletta alla bolognese, servita con finocchio e sfumata in un brodo di carni, e spruzzata da un immancabile parmigiano reggiano – non dimentichiamo le nostre radici – ancora in questo mondo in tempesta. Capisco l’esercizio di Rodrigo nel cercare di unire tradizioni diverse che però convivono vicine l’un l’altra, a pochi centinaia di chilometri. 

Chiudiamo con un tiramisù cremoso, classico e familiare, il tipo di dolce che sembra capace di rassicurare anche nelle giornate più frenetiche. Quando usciamo, il cielo sopra di noi si è aperto, rivelando le stelle — un piccolo, perfetto epilogo per una serata che combina comfort e scoperta culinaria.