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Arfio Marchini

Storia di un primo cittadino social, co' la ere. Intervista ad Arfio Marchini.

Scritto da Nicola Gerundino il 22 ottobre 2015
Aggiornato il 6 novembre 2015

La campagna elettorale per le municipali di Roma del 2013 sarà ricordata per due motivi: il primo, la rottura del duopolio delle candidature per decenni in mano alle coalizioni di centrodestra e centrosinistra; il secondo, l’irruzione dei social. Entrambe questi due fattori sono legati ad un unica persona: Alfio Marchini “Imprenditore, giocatore di polo e politico italiano” (cit, Wikipedia). Rampollo di una nota famiglia di costruttori romani, decide di candidarsi a sindaco ponendosi come romano amante di Roma, deciso a porre fine alle vessazioni inflitte alla città e ai cittadini da parte dei partiti tradizionali e dal mal costume. Poco dopo la candidatura ufficiale nasce anche Arfio, alter ego parodistico su Facebook, che dà un vita a una campagna elettorale parallela tutta giocata sull’ironia, mietendo like a più non posso (attualmente 70.000, numeri da primarie), con interesse dei media nazionali e anche degli stessi candidati. Dopo le elezioni la pagina è rimasta attiva, diventando una tribuna in cui, sempre con la massima ironia, vengono passati in rassegna gli eventi, politici e non, della vita cittadina. Viste le turbolenze che nelle ultime settimane gravano sulla poltrona del Primo Cittadino, abbiamo deciso di fare due chiacchiere con Arfio, tra il serio e il faceto, per non arrivare impreparati alle prossime, probabili, scadenze elettorali. Arfio ti intervisto, Roma ti amo!
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Buongiorno Arfio, ha appena festeggiato i 70.000 like su Facebook: è contento?
Molto contento, ma continuo a crescere con costanza e bellezza. La comunità di romani attenti alla bellezza e alla classe aumenta ogni giorno.

Si ricorda quando ha deciso di aprire una pagina Facebook e perché?
È come domandare a un pesce perché nuota. Sono figlio della fantasia e della satira, entrare su questo social è stato naturale.

Si ricorda anche il suo primo post su Facebook e quali sono state le reazioni del popolo dei social network?
Il primo post fu sui caduti durante le partite di polo, uno dei primi punti del mio programma, ovvero la realizzazione di una giornata della memoria per i morti in sauna e per gli atleti di sport esclusivi.

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Quando ha capito che la sua pagina stava prendendo piede nell’elettorato romano (e non solo)?
Da subito, vedevo gente che condivideva e rideva. Questo mi rende molto felice. Condividere emozioni e far sorridere credo che sia una cosa importante, più dei like e più della propria popolarità.

Che ricordi ha della campagna elettorale 2013?
Fu molto divertente, una campagna surreale, c’erano così pochi argomenti che io ero l’argomento principale. Mi ricordo una grande voglia di cambiare la città, però senza argomenti decisivi. E poi i risultati si sono visti.

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Di quella campagna io ricordo slogan affascinanti come “Buche nelle strade? Meglio quelle da golf” oppure “”Gli altri chiudono la campagna, noi apriamo la montagna”: era tutta farina del suo sacco? Li ha coniati tutti lei?
Certamente. Agisco da solo. Arfio è uno e come lui non c’è nessuno. Sempre per essere modesti.

Le dà fastidio che in tanti abbiano usato il suo marchio di fabbrica, l’inversione complemento oggetto-soggetto, che si conclude sempre con “Roma ti amo”?
No, anzi, mi onora. Entrare nella grammatica sentimentale della città è una esperienza bellissima.

Ha un suo slogan preferito tra i tanti coniati?
Proprio “Roma ti amo”, perché esprime, anche in mezzo a tanta disperazione, la virtù migliore dei romani: la non arrendevolezza in mezzo alle difficoltà. Roma ha avuto i barbari, i nazisti, gli speculatori, ma nella sua grandezza è sempre rimasta centrata e meravigliosa. Dobbiamo uscirne insieme, amando la città dalle piccole cose: essere puliti se esigiamo pulizia, essere puntuali se esigiamo puntualità. Insomma l’amore è un gioco a due e Roma ci ama, ma cosa facciamo noi per lei?

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Ha un po’ nostalgia della campagna elettorale, dell’incontro con gli elettori faccia a faccia per strada?
Non ho bisogno di queste cose antiche. Io con gli elettori uso la telepatia.

I suoi “nemici” di allora, Gianni e Ignazio, sono usciti fuori di scena: si sente solo adesso? Sarà stimolante una corsa al Campidoglio senza gli avversari di sempre?
Mi dispiace per loro, ma, sicuramente, i miei futuri avversari saranno degni sfidanti e avranno tanti difetti quanti loro.

Ignazio è stato l’ultimo ad andarsene, giusto qualche settimana fa: che idea si è fatto di tutta la vicenda?
Che non si cade solo per due scontrini e che se fai il Sindaco di Roma le cene te le puoi pagare da solo. Marino è stato scaricato da coloro che lo hanno imposto prima al PD e poi ai cittadini romani. Una storia d’amore, la sua, che non è mai decollata con la città, una metropoli sorniona che non accetta maestri della penna rossa. Credo che sul fronte della legalità abbia fatto molte cose buone, ma ha sfidato il sistema senza avere una strategia e degli alleati. A me fa un po’ tristezza la sua figura umana, lo vedo come un uomo solo, che si rende solo perché si cela dietro la supponenza. Roma non la conosceva bene neanche Giulio Cesare, figuriamoci lui.

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C’è qualcosa che non ha funzionato tra Ignazio e il cittadino romano?
L’amore. A Roma se sei amato puoi permetterti tutto, ma se osi fare il superiore la dannazione sarà eterna.

Se si ricandiderà per la corsa a sindaco correrà da solo o cercherà alleanze?
La mia unica alleanza è con la gente.

Quali saranno i punti salienti del suo nuovo programma elettorale?
Ci sto lavorando in questi giorni. Ho intensificato le sedute di massaggi in spa e le partite a golf per riflettere meglio.

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Userà ancora Facebook per la nuova campagna?
Non chiamatela campagna, chiamatela “montagna elettorale” perché sarà un monte da scalare.

Secondo lei, quali sono i cinque problemi che affliggono Roma?
Solo cinque? A Roma c’è un problema fondamentale: l’arroganza e il disfattismo.

E c’è una soluzione a questo problema?
La gentilezza e la bellezza.

Chi vorrebbe nella sua squadra di governo per la città?
Chef Rubio che è mio amico (trovo rivoluzionaria la sua proposta per tappare le buche utilizzando i supplì) e metterei Alessandro Gassmann a capo dell’Ama. Così vediamo quanto ramazza.

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A che uomo o statista si ispirerebbe per la sua vita da primo cittadino?
Porto tanti uomini nel cuore, ma uno più di tutti è il padre di famiglia che tenta di vivere felice e far vivere in pienezza i suoi figli. Roma ha bisogno di tre milioni di primi cittadini.

La cosa più elegante che ha visto a Roma ultimamente?
Papa Francesco.

Quella meno elegante?
Gli scioperi selvaggi dei trasporti.

È vero che se verrà eletto farà iniziare tutte le attività lavorative alle 12:00, come promesso già due anni fa?
Ovvio. Anche a 12:30.

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Quale sarà il suo simbolo di battaglia quest’anno? L’ultima volta era una mappa della città ritagliata a forma di cuore.
Sarà ancora il cuore. Perché al cuor non si comanda.

Pratica ancora sport? Ogni tanto si leggono battibecchi per le sue simpatie calcistiche….
Certo. Sono romanista e me ne vanto, così come rispetto chi è della Lazio. Mi fanno schifo i pavidi, che mettono più sciarpe per non scontentare nessuno.

Un’ultima domanda: ha più avuto notizie del gatto di Alemanno? Sta bene?
Il micio sta bene. Ora dobbiamo liberare il felino della Meloni!

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