Dopo l’assemblea pubblica di domenica scorsa, il gruppo Banca Rotta SRL si è presentato oggi alla stampa nei locali di via Fioravanti 12 occupati sabato scorso.
La vicenda parte nel 2018 quando lo spazio viene messo a bando insieme ad altri e assegnato alla stessa Banca Rotta SRL, cordata di realtà della Bolognina composta da Concibò, Città aperta, Sportello sociale Bolognina, Sopra i ponti, Venti Pietre, La Barberia, Assemblea Casa della Salute e XM24.
«Volevamo – raccontano alcuni attivisti – uscire dalle solite logiche della competizione per l’accaparramento degli spazi a bando e per questo ci siamo aggregati, nonostante l’enorme quantità di luoghi a disposizione dell’amministrazione. I locali, oltre che piccoli, erano però in totale stato di abbandono con diversi problemi: le scale per salire al piano superiore sono inagibili, i bagni sono solo al piano inferiore, ci sono perdite d’acqua e abbiamo addirittura trovato il riscaldamento acceso da chissà quanti anni a spese dei contribuenti».
Nel 2019 parte comunque un processo di negoziazione con il Comune per stabilire i dettagli dell’affidamento: «C’erano sicuramente delle questioni tecniche da discutere che riguardavano le spese e l’agibilità, ma anche questioni politiche in un’ottica di innovazione rispetto alla partecipazione e gestione dei beni comuni, evidenziate tra l’altro nello stesso avviso pubblico. Una delle questioni importanti per noi riguardava, ad esempio, la responsabilità legale da affidare non ad unico rappresentante, ma alla totalità dell’assemblea, come peraltro già avvenuto in passato in modo simile con XM24. Con cadenza fissa abbiamo, quindi, avuto degli incontri presso l’Ufficio Cultura».
Da gennaio 2020 però le comunicazioni cessano: «Abbiamo scritto pec, provato a chiamare, ma nulla. Poi a ridosso della primavera 2020 abbiamo ricevuto una mail in cui ci veniva chiesto di presentarci per firmare l’accordo con l’assicurazione già pronta e alle condizioni di partenza, stracciando praticamente tutto il percorso di negoziazione già fatto. Abbiamo, quindi, chiesto chiarimenti ma da quel momento non sono più arrivate risposte».
Infine la decisione di occupare: «Essere qui oggi è per noi del tutto legittimo. Quello che vogliamo fare è riportare al centro il dibattito sulla gestione e l’assegnazione dei beni comuni. Vorremmo che questo fosse un luogo attraversato dalla cittadinanza, aperto a chiunque ne avesse bisogno, ma vorremmo anche che l’Amministrazione tornasse a comunicare con noi e che fosse parte attiva del progetto, come ci eravamo proposti all’inizio. Altrimenti saremmo costretti a pensare che la tanto decantata co-progettazione a partecipazione è solo questione di marketing. Intanto aspettiamo di capire perché questo rapporto si è interrotto. Al momento nessuno ancora si è fatto vivo».