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Cinquant’anni fa nasceva Arte Fiera: le foto d’archivio delle prime edizioni

Scritto da La Redazione il 29 gennaio 2024
Aggiornato il 30 gennaio 2024

Entrata Arte Fiera 75, 1975, foto Antonio Masotti

Dieci gallerie, di cui otto bolognesi, e un catalogo in bianco e nero con una trentina di fogli tenuti insieme da una spirale: così si presentava, nel giugno del 1974, l’edizione zero della “mostra mercato” che sarebbe poi diventata Arte Fiera. Le opere – perlopiù quadri – si potevano incontrare fra i mobili e gli oggetti di vario genere di quella che all’epoca era la Fiera Campionaria di Bologna. Non ancora una manifestazione autonoma, quindi, eppure una delle prime di questo genere in Europa, preceduta solo dalla Kunsthalle di Colonia (1967) e Art Basel (1970).

“La fiera – ricorda l’allora dirigente Maurizio Mazzotti su zirartmag.com -, si tenne all’interno del quartiere fieristico che conosciamo oggi. Ora è tutto diverso, però l’area è quella. […] L’edizione di Arte Fiera di quell’anno si svolse nei prefabbricati all’esterno. Ci si arrivava dall’entrata di via Michelino, l’area si trovava dietro i padiglioni della Gastronomia, dove erano tutte costruzioni precarie: immaginate la piazza di un paesino, con tutto intorno queste baracche gastronomiche e al centro un palco con gli spettacoli. I visitatori, grandi e piccini, guardavano l’arte mangiando il gelato“.

“Che Bologna potesse aprire una via nuova, unica in Italia, – ricorda il critico d’arte Claudio Spadoni nel catalogo dei 40 anni –  lo evidenziava già nel 1974 Giorgio Ruggeri, critico de Il Resto del Carlino nell’introduzione al catalogo della mostra di cui era curatore all’interno della Campionaria: l’auspicio conclusivo era che l’Ente Fiere bolognese potesse coinvolgere un più alto numero di gallerie, italiane e straniere, per creare un nuovo e potente strumento di mercato ai fini di promuovere un’azione moderatrice, equilibratrice e calmieratrice nel discusso mercato dell’arte contemporanea“.

Fatto è che nel 1975, prima vera edizione di Arte Fiera, le gallerie diventarono 202.

Il contesto era quello di una città all’apice della sua effervescenza culturale, ancora comunque caratterizzata dallo spirito sessantottesco in cui “il mercato” era un male da combattere. Eppure quell’evento mercantile diventò spunto per alcune iniziative d’avanguardia (vedi le Settimane internazionali della performance curate da Renato Barilli con la collaborazione di Francesca Alinovi e Roberto Daolio, qui il ricordo di Barilli) e per alcuni dibattiti, convegni e disamine critiche sullo stato dell’arte di grande attualità, come quella – ricordata sempre nel testo di Spadoni -, dello storico dell’arte Tommaso Trini nel catalogo dell’edizione ’78 “sullo stato delle strutture artistiche, il ruolo dei galleristi, il potere crescente delle aste, e le Fiere, alle quali si attribuiva una funzione anche di politica culturale in quanto il mercato diveniva con loro un fatto pubblico“.

Da quel momento la storia di Arte Fiera ha sempre intrecciato quella culturale della città. I suoi 50 anni- traguardo che nessun’altra fiera d’arte italiana ha ancora tagliato – saranno perciò anche un modo per celebrare gli anni Settanta a Bologna e rivisitare episodi, personaggi e pubblicazioni. Da qui due mostre che indagano le origini della fiera: Numero zero. Il primo catalogo di Arte Fiera, curata dalla storica dell’arte Clarissa Ricci, che allinea le riproduzioni ingrandite di tutte le pagine di questa rara pubblicazione (Padiglione 26), e “Praticamente nulla da vendere”. La performance ad Arte Fiera nel 1976, a cura di Uliana Zanetti sul programma di performance del 1976, richiamando l’attenzione su documenti ancora poco studiati (Padiglione 25).

Qui invece alcune foto d’archivio che ci riportano in quegli incredibili anni.

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