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Come stanno le librerie indipendenti? | Libreria Ulisse

Scritto da Greta Biondi il 9 maggio 2025

Bologna ha un po’ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.


Arrivo davanti alla Libreria Ulisse, “l’unica libreria indipendente rimasta ormai in periferia”, e mi trovo in mezzo a uno scarico di pacchi e scatoloni. Scopro subito che i due magazzinieri all’opera sono in realtà i due librai, madre e figlio, appena tornati da una sessione intensiva di shopping di libri all’ingrosso per ridurre al minimo la dispersione e i costi della logistica. Il padre invece è rimasto a tenere aperta la libreria, che non chiude praticamente mai: lunedì-domenica, 7 su 7, 9 am – 9 pm, vacanze e festività praticamente tutte incluse. Chiedo, quindi, se hanno bisogno di una mano: «Non preoccuparti dei pacchi – mi dice Gianluca -, ci pensano i miei. Vieni, seguimi, ti porto a vedere la nuova sede.»

Così attraversiamo la strada, lasciandoci la libreria alle spalle, e quaranta secondi dopo siamo seduti su un divano in uno spazio davvero molto bello, ampio, arredato con gusto, soffitti alti e tanta luce.

First things first, dove ci troviamo?

Gianluca: Questa è la succursale della libreria, la sua seconda sede. Prima, se ti ricordi, avevamo una stanza a parte, accanto alla vetrina, dove tenevamo principalmente quei libri d’arte, di moda, di design e di fotografia per i quali non c’era spazio in libreria. Adesso però quella stanza non esiste più, perché abbiamo riorganizzato gli spazi e rimodulato meglio anche il magazzino. Così abbiamo ricavato un po’ di extra per prendere questa nuova sede appena dietro l’angolo. E sai che ha incredibilmente più visibilità dell’altra, che era praticamente accanto al nostro ingresso? 

Ci credo…E vedo che qui vi siete sistemati proprio bene. Ma cos’era questo spazio, come l’avete trovato e cosa vorreste farci?

G: Questa è un ex tappezzeria, e l’abbiamo resa quello che vedi oggi praticamente in due, io e Peter, un ragazzo nigeriano che è venuto a darmi una mano. Ci siamo sparati insieme due traslochi e un allestimento tra fine luglio e inizio settembre (dato che ad agosto ci siamo riposati tutti per non impazzire, per la prima volta in trent’anni nella storia di Ulisse). Ora c’è un impianto sound di tutto rispetto, delle belle luci, un divano e un tappeto dove sedersi. Qui vorrei fare del live jazz, delle jam, degli open mic – magari mettere su anche un dehor, che sarebbe un sogno. Ancora è tutto da scrivere, o quasi: abbiamo già fatto diverse presentazioni di libri, ma per il resto sono aperto a tutto: dibattiti, workshop, rassegne tematiche, mostre… Vorrei che questo nuovo spazio fosse estremamente versatile e aperto a tutte le proposte che arriveranno e che metteranno la cultura, e non il consumo, al centro del discorso. Vorrei che diventasse una fucina di contenuti e di divulgazione, gratuito e alla portata di tutto il quartiere, e della città. Soprattutto, in questo nuovo spazio ci saranno delle riviste.

Evviva i nuovi spazi allora, evviva le riviste! Raramente si trovano in libreria e spesso sono vecchi numeri… Sarebbe davvero bello avere uno spazio di riferimento in città dove sapere di poter trovare le novità di quello che si conosce già e scoprire, magari, qualche nuova realtà…

G: Esatto. Io qui voglio fare proprio questo. La nostra libreria è nata, tanti anni fa, con un focus preciso sul viaggio e sul mondo enogastronomico, temi che oggi continuano ad andare molto, specialmente sulle riviste. Adesso però vorrei iniziare a collezionarne anche di altri settori (moda, arte, letteratura, architettura, fotografia, sport), e a fare un lavoro approfondito sui magazine per diventare un punto di riferimento del settore in città. In generale, infatti, non mi sembra che ci sia grande fermento intorno alle riviste, che invece sono una bomba. A Perugia ci sono i ragazzi di Edicola 518 e a Milano c’è Frab’s, ed entrambi fanno un ottimo lavoro; però a parte loro c’è abbastanza il deserto. Le potenzialità del settore sono ancora poco considerate. Io credo invece che il mondo delle riviste sia incredibilmente più veloce rispetto a quello dei libri, e che i contenuti dei magazine, per loro natura, siano più freschi e immediati di quelli dell’editoria libraria.

E pensi che questo sia il quartiere giusto per farlo?

G: Siamo l’unica libreria indipendente rimasta ormai in ‘periferia’, o come vuoi definire questa zona di Bologna, che è abbastanza lontana dal centro – ma non è un quartiere con particolari criticità. A parte per le vetrine, nostra croce e delizia, dato che regolarmente ce le spaccano… Adoriamo i libri di faccia e il modo in cui sono disposti da noi, però in pochi mesi abbiamo subito due furti con scasso, che non sono nemmeno gli unici nella storia della libreria… Comunque, dicevamo, quartiere relativamente tranquillo, residenziale, con molti anziani ma anche studenti, ultimamente, visto che le case in centro ormai sono un miraggio, e anche tante coppie giovani con bambini, dato che ci sono scuole, asili e parchi. Il liceo artistico poi è qua dietro… E via degli Orti è diventata negli anni un punto di passaggio da Bologna verso San Lazzaro. Abbiamo molti clienti abituali, sia residenti che pendolari di passaggio in macchina che si fermano al volo da noi. Tutto questo sicuramente è un punto di forza rispetto ad altre librerie più centrali, e mi fa ben sperare. Avere un pubblico così diversificato potrebbe essere sul serio il terreno perfetto per l’avvio di un lavoro sulle riviste. Siamo nati con l’intento di portare i libri dove non c’erano, verso le persone: adesso vorremmo fare questo con le riviste.

Dici ‘faremo’ perché lo farai insieme ai tuoi genitori, oppure questo è un progetto tuo?

G: Sì e no. Devo prima fare una premessa, e cioè che questa, come probabilmente già avrai capito, è una libreria particolare, a gestione completamente familiare e del tutto analogica. Non ci serviamo infatti di nessun software per il controllo delle vendite e delle scorte, per l’inventario insomma. Facciamo tutto noi su cartaceo, manualmente, inserendo una scheda fisica tra la terza e la quarta di copertina, su cui annotiamo tutto. E questo, va da sé, presuppone che la scelta e la collezione dei titoli presenti in libreria sia non solo nota a tutti e tre, ma condivisa. In questo senso, devo dire che i miei mi danno tanta fiducia e carta bianca. Ho quasi trent’anni e sono nato e cresciuto qui dentro, mi sembrava tempo di agire, anche se questo è un periodo non facile, di recessione e di stravolgimenti sociali importanti. A me, a noi, non interessa avere un extra-utile, a differenza dei grandi colossi dell’e-commerce o delle librerie di catena. Ci basta avere quanto serve per andare avanti dignitosamente e continuare a fare quello che facciamo. Guarda questo spazio nuovo, ne è l’esempio lampante: è stato possibile espanderci perché siamo stati in grado di metterci in discussione e rimodularci. Ma non farmi parlare di Amazon, ti prego… Altrimenti non finiamo più.

Se vuoi, puoi dare libero sfogo ai tuoi pensieri di libraio. Questo è uno spazio safe per raccontarsi ma anche per far conoscere ai non addetti ai lavori la realtà delle librerie indipendenti e tutte le magagne che ci stanno dietro

G: L’hai voluto tu. Ma sarò breve: signori miei, vi prego non comprate su Amazon, né libri né altro, ma soprattutto non libri. È una schifezza, fa male all’ambiente e al lavoro, ma soprattutto è una concorrenza così scorretta che uccide le piccole librerie, oltretutto già prese per la gola (e per il culo) dalla politica e dalle scelte suicide di questo governo. Ripensiamo tutti insieme una logistica non dispersiva e locale, che riduca al minimo lo spreco insensato. Ripartiamo dal quartiere, che la possibilità reale di poter fare serenamente a meno di Amazon c’è, se si combatte l’atrofizzazione urbana e si crea un tessuto sociale di riferimento. Ad esempio, io divento matto quando entra qualcuno in libreria e mi dice: “Eh ma tu non hai niente, lo prendo su Amazon che arriva subito”. Vorrei poter spiegare a tutti quelli che entrano le dinamiche malate che ci stanno dietro, e far capire che qui la maggior parte dei titoli sono il frutto di uno “scavo” da parte nostra, sono scelte cogitate, non c’è spreco. Serve un’educazione diversa all’acquisto dei libri, per salvarci tutti e tutte. Insomma, ask your libraio!

Bene, siamo arrivati in fondo, ed ecco la domanda di rito: come ve la passate? 

G: Nonostante tutto? Bene. Anche se ce la potremo passare meglio. C’è tanto stress gestionale e burocratico, e sarebbe bello avere molto più tempo per essere liberi semplicemente di occuparsi dei libri e degli eventi che ci ruotano intorno. Spesso penso “ma chi me lo fa fare”, ma subito dopo mi rispondo che c’è tanto di positivo ancora da esplorare e sviluppare. Soprattutto, essere a disposizione di chi entra sia in libreria che qua dentro a questo nuovo spazio e poter dire “sì” alle proposte. Anzi, lasciami fare una call: chiunque avesse una proposta culturale di qualsiasi tipo, lo spazio di Ulisse è a loro disposizione, gratuitamente. Basta venire qua e parlarne insieme.