Ormai non è raro trovare ambienti di lavoro comune, in cui diversi mestieri e competenze sono in contatto tra di loro. Per lo più, però, si tratta di lavori che fanno capo a un tipo di creatività comunicativa, più immateriale. Meno facile è trovare una comunione di arti e mestieri materiali, meno ancora un “metodo” che li orchestri e comune denominatore che al tempo stesso li contamini senza omologarli. Contemporary Cluster nasce con questo obiettivo e nasce sia come spazio fisico (un grande ambiente unico in Via Luigi Robecchi Brichetti) che come progetto creativo atipico. Si parte da un artista contemporaneo e si declina la sua visione estetica in vari settori del fare creativo: moda, musica, architettura etc. Tradotto in mq, un più “tradizionale” spazio espositivo sarà affiancato da showroom e shop in cui verrà ripreso il tema estetico dell’artista ospite. Si parte il 12 novembre con Alessandro Cannistrà, con un Opening che sarà centrato sull’inaugurazione della mostra e un doppio dj set di lusso in sede – Daddy G + Raiz – e con un Party in tarda serata decisamente più in pompa magna al Warehouse, con gli Almamegretta che presenteranno il progetto Sanacore Dub Train e ancora Daddy G in versione dj (la seconda sala del Warehouse sarà affidata a Rebel Rebel). In attesa che si aprano le porte, ci siamo fatti raccontare Contemporary Cluster nei dettagli da Giacomo Guidi, art & creative director del progetto.
LO SPAZIO
«Lo spazio originariamente apparteneva a una cartotecnica industriale. Poi, per un lungo periodo, ha ospitato una serie di artisti che si erano messi assieme: una sorta di facotry creativa tra fotografi, stampatori, artisti visivi,etc. Infine, per quasi tre anni è stato vuoto. Quando abbiamo avuto la possibilità di vederlo e lo abbiamo immediatamente riconosciuto come giusto e corretto per questo tipo di progetto, perché ha sia volume, sia una una conformazione “naturale” che lo rende idoneo a una suddivisione di competenze e di settori, non una separazione».
LE AREE
«Lo spazio di CC è stato pensato per comune e dedicato al progetto nella sua totalità. È stato immaginato per essere ibrido, per cui ci sarà di tutto. Oltre a una sezione espositiva più propriamente artistica, ci saranno altre aree dedicate alle competenze settoriali che caratterizzeranno l’esperienza Cluster: architettura, design, musica, moda, jewelry design. Appena entrati, sulla destra ,ci sarà un salotto, una lounge legata al mondo del mixology e della musica; camminando verso destra ci sarà il corner per l’architettura; attraversando lo spazio espositivo comune – quello dedicato più propriamente all’arte visiva – si arriva allo showroom per il jewelry design, al negozio di dischi, allo showroom permanente di moda e infine a un bookshop. Saremo sempre aperti e la giornata sarà divisa in due parti. Di giorno ci sarà la vita tipica da spazio espositivo, con le persone che potranno venire a guardare le mostre opppure ad acquistare i vari prodotti in vendita. Molto tempo della parte diurno sarà dedicato alla formazione, con dei workshop legati ai nostri settori di pertinenza, più delle lectio magistralis che chiameremo “Dialogue”, tenute da personaggi di spicco. Lo spazio sarà espositivo e progettuale, abbiamo volutamente deciso di non utilizzare il termine galleria perché Contemporary Cluster non ha niente a che fare con questo concetto: sarà uno spazio atto alla progettazione e produzione di contemporaneità. Nella seconda parte della giornata – dalle 19:00 circa, fino alle 24:00 – e per solo tre giorni alla settimana – si aprirà la zona lounge, dove ci saranno dj set di vari producer di Roma, la zona bar, e si potrà comunque continuare il percorso visivo e conoscitivo di tutte le produzioni e le aree».
LE LUCI
«Il giorno ci sarà una luce prettamente espositiva, mentre la sera sarà più ambientale: abbiamo optato per un colore blu, rilassante e capace di legare molto con il grigio, che sarà l’altro colore presente e permanente all’interno di CC. Sia le pareti che i soffitti saranno grigi e non bianchi. È una scelta voluta, non volevo riproporre il classico spazio minimale, vuoto, bianco, una concezione dello spazio fredda e ospedaliera. CC sarà minimale e rigoroso, ma avrà un calore, per invogliare e accogliere una persona per più ore, che potrà acquistare un disco, un libro, provare un abito, ascoltare un dj set etc.».
IL CLUSTERING
«CC nasce da una mia idea, da uno sconfinamento che ho cominciato a praticare all’interno della mia passata attività, Giacomo Guidi Arte Contemporanea: una galleria canonica dove si alternavano mostre, in cui ho voluto iniziare a creare progetti in cui l’arte si avvicinasse ad altri settori. CC nasce immediatamente con questa volontà: non è una galleria a d’arte che si avvicina ad altri settori, ma uno spazio che si dedica a tutta la contemporaneità che viene messa tutta allo stesso livello. Un artista visivo per noi è pari a un producer musicale, come un fashion designer è pari a un maestro di gioielleria e così via. La scommessa (e il progetto) che tramite CC ha trovato una sua forma sintetica è portare al centro la produzione, con l’artista che deve avvicinarsi ad altri settori, ad altre professionalità che includono aspetti tecnici e materiali che magari nel suo percorso non avrebbe mai incontrato. È qui che nasce il fenomeno di clusterizzazione: due maestranze che uniscono le loro capacità progettuali, creative e realizzative. CC sarà un luogo dove si avrà la possibilità di osservare la declinazione di un estetica, attraverso tecniche e materiali. L’unico legame con il passato sarà il punto di partenza: un artista, una forma di arte visiva che riteniamo idonea per essere contaminata e declinata. Proprio per questo stiamo scegliendo artisti che già di loro hanno un’inclinazione a sconfinare. a confrontarsi con altre materie che poi sono in grado di tramutare in estetica. Anche materie astratte, come la matematica, ad esempio. Il cluster esiste, è una fenomenologia, non ce lo siamo inventati noi! Il clustering – in chimica, fisica, biologia, informatica etc. – si ha quando due elementi apparentemente distanti, si riconoscono per un elemento comune, una nota come un atomo o un computer remoto. È un riconoscimento che dà vita a un nuovo equilibrio, una nuova messa in energia data dal riconoscimento di istanze similari. È Un riconoscimento nel nucleo delle cose, ma non una fusione, che crea altro, un nuovo equilibrio energetico. In CC Per ogni settore ci sarà un nuovo equilibrio, a partire dall’estetica dell’artista invitato».
LA CITTÀ
«Siamo in una zona che per me è strategica, è uno spartiacque tra due parti della città: da Piramide in giù c’è una zona connotata per la vita notturna: la zona di Libetta con Rashomon, Stadlin, Goa etc., quindi una zona di suono e di ragazzi, e anche una zona con un certo tipo di ristorazione. Da Piramide in su c’è una zona più “elitaria”, più “snob”. Noi siamo a metà tra queste due anime della città, una più chiara, l’altra più scura. Noi ci alimentiamo di entrambe. da un certo punto di vista CC può essere anche un esperimento sociale: trovandoci in questa zona di Roma e lavorando in più settori, siamo capaci di attirare più pubblici, ognuno per un suo interesse specifico, che poi si imbatteranno qui dentro in tutta una serie di altri pianeti».
Il Team
Giacomo Guidi: Art & Creative director
Giorgia Cerulli: Architecture & Interior design
Danilo Maglio: Architecture & Interior design
Giovanni Miceli: Engineer & Construction Manager
Ludovica Palmieri: Executive Manager
Alessandro Cattedra: Event Manager
Der: Music Dept
Altarboy: Music Production e Label Management
Lumen et Umbra: Fashion Designer
Paolo Mangano: Jewelry
Colli: Bookshop
Ottodrom: Cafè Racer
Press office: Francesca Martinotti
Photographer: Serena Eller
Web master: Francesco Crisafi
Communication manager: Diego Manfreda
Videomaker: Simone Passeri