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Cosa dice il nuovo DPCM rispetto a teatri, club, cinema ed eventi culturali

Scritto da La Redazione il 13 ottobre 2020

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato il 13 ottobre un nuovo DPCM per contrastare la diffusione del Covid-19. Un decreto che aveva messo in agitazione tutto il mondo dello spettacolo e degli eventi poiché sin dal suo annuncio si temeva una brusca stretta sulle capienze, già oltre il limite della sostenibilità per moltissimi operatori.

Cosa cambia per i cinema, i teatri, i club e gli eventi da domani e sino al 13 novembre, data di scadenza del DPCM? Al momento quasi nulla in confronto col vecchio DPCM, ma tutto dipenderà dalle successive disposizioni regionali.

Oltre all’obbligo di mascherina sempre, sia fuori che dentro, a prescindere dalla distanza interpersonale, “salvo i casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi” si legge che “gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 1000 spettatori per spettacoli all’aperto e di 200 spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala”.

Ma – ed è il “ma” che molti speravano – “le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire, d’intesa con il Ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi; con riferimento al numero massimo di spettatori per gli spettacoli non all’aperto in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche o altri luoghi chiusi, sono in ogni caso fatte salve le ordinanze già adottate e che, dunque, possono essere prorogate dalle regioni e dalle province autonome”. 

Questo significa che la palla passa di nuovo agli enti locali, molti dei quali avevano già modificato il vecchio DPCM con criteri e norme meno stringenti. L’ordinanza dell’Emilia-Romagna prevedeva, ad esempio, che le capienze si potessero ricalibrare rimuovendo soltanto quelle sedute che servivano per garantire il distanziamento previsto per legge, ovvero andando – dove possibile – anche ben oltre i 200 posti al chiuso.

Restano comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso.