Anche quest’anno nel Luglio parmense nel cui hinterland si trova la piccola Fontanellato si accende il Labirinto della Masone per rinnovare ancora una volta l’appuntamento con LOST Music Festival, ormai una piccola istituzione dedicata all’esplorazione della musica elettronica e sperimentale contemporanea.
Dopo una quarta edizione che lo scorso anno ha riscosso grande successo sia per le esibizioni dal vivo sia per la partecipazione del pubblico, il Labyrinth Original Sound Track – acronimo che funge sia da nome sia da descrizione – presenta una nuova edizione che promette di soddisfare le aspettative maturate finora.
Dal 4 al 6 luglio 2025, il Labirinto di Franco Maria Ricci ospiterà una ricca selezione ed eterogenea di proposte musicali di vario tipo. Qui da Zero l’hype è alto e dove possibile – non ovunque date le varie anteprime – i nostri Bandcamp sono andati a fuoco per recuperare il sempre più ampio margine di progetti da scoprire di una line up che scava sempre più in profondità e lascia sempre meno ai grandi nomi. Qui una piccola selezione di gemme al’interno del cartellone, fra vecchie conoscenze e nuove facce.
La nostra selezione di performance da non perdere parte da venerdì con la première mondiale di “The evens, Rahma”, performance dell’artista egiziano Abdullah Miniawy – noto per la sua espressione poetica e musicale che fonde jazz, elettronica e tradizione araba – che per questa occasione guiderà musicisti i quali, tra richiami di uccelli e suoni di flauto indiano, evocano un senso di unione e spiritualità, aprendo simbolicamente una porta di marmo isolata e invitando il pubblico a un’esperienza di ascolto collettivo e immersivo.
La serata prosegue con un live e un dj set di alto spessore: Otay:onii, al secolo Lane Shi, è un’artista musicale multifacetica originaria di Haining, Cina, attualmente basata a Berlino. Selezionata nel roster di artisti di Shape Platform dell’anno scorso, porterà a LOST la sua pratica artistica che spazia dalla musica alla performance, installazioni e composizione per film. A seguire, immancabile sarà la selezione musicale di CHANTSS: i suoi set sono caratterizzati da un sentimento misterioso, da una fusione tra melodie sacre e sonorità contemporanee, creando un ponte tra tradizione e modernità.
L’ultimo grosso must del venerdì è il set di assyouti, che già da un po’ di tempo infiamma i dancefloor di vari palchi internazionali. Originario di Il Cairo ma ormai da tempo di stanza a Berlino, nell’eterogeneità dei suoi set blenda entrambe le influenze, lasciando tracce di oscurità bass e post punk insieme a momenti up jungle e breakbeat, in un disordine che trova un’armonia empatica e coinvolgente con chi si trova davanti.
Il secondo giorno registra il maggior numero di performance live; tra queste abbiamo selezionato due live e due dj set da non perdere:”even”, la nuova live performance dell’ateniese Jay Glass Dub e l’arpista Sissi Rada. Non sappiamo molto di questo progetto nato un mese fa, ma spiando qui e lì sui social sembrerebbe una tensione fra suggestioni dub profonde e un pop liminale.
A seguire, il tanto atteso live in Italia di Klein, l’artista che avrebbe dovuto esibirsi nel 2024 a LOST. La sua espressione musicale, per chi non la conoscesse, è un mix tra musica e fiction influenzata da mappature urbane, sorveglianza, umorismo, hip-hop, noise e tematiche legate all’identità. Insomma, molto più che un mero esercizio musicale.
Il primo dj set da appuntarsi per il sabato è Nazar, artista angolano che ha coniato il termine “Rough Kuduro” per definire il suo stile musicale. Il suo sound rivela il lato più oscuro e crudo della realtà del suo paese d’origine, in particolare le conseguenze della guerra civile vissuta durante la sua adolescenza. La sua musica combina ritmi uptempo tipici del kuduro con sonorità elettroniche aggressive e testi che riflettono la violenza e il caos sociale.
Tutto qui in termini di dj set? No di certo. Infatti, vi consigliamo di ascoltare la selezione musicale di Torus alias Joeri Woudstra, caratterizzata da un approccio “headier” e maximalista, in netto contrasto con l’aura malinconica delle sue produzioni originali. Nei suoi set, Torus crea collage viventi e riflessivi di suoni da club ricontestualizzati, dando vita a esperienze sonore complesse e coinvolgenti. Utilizza il vocabolario della musica dance per analizzare e decostruire la cultura pop e la politica, offrendo così performance che sono al contempo sperimentali e gioiose.
Tra il caldo umido dei bamboo, il festival continua la sua programmazione domenicale con altri quattro live molto interessanti: Fine è una singer-songwriter le cui canzoni sono intime e sfumate, bilanciando fragilità e una quieta sicurezza, con linee vocali fluide che si librano sopra arrangiamenti riccamente tessuti. Fine riesce a coniugare influenze di sperimentazione contemporanea con le tradizioni classiche del folk, creando un sound personale e distintivo che si colloca tra modernità e radici musicali.
A seguire, il live di 7038634357, alias Neo Gibson, si caratterizza per una precisione formale e una struttura melodica ben definita, accompagnate da un tono emotivo idiosincratico e personale. Il suo approccio compositivo è fortemente legato all’uso del computer, con tutte le tracce sintetizzate e registrate digitalmente, riflettendo un processo creativo solitario e meticoloso.
Il terzo live consigliato si distingue per un approccio sperimentale, giocoso e dubby dei Devon Rexi. Originariamente formato da Nicolini (batteria e voce) e Nushin Naini (basso e voce), il gruppo si è ampliato fino a diventare un quintetto con Goya Van der Heyden (tocco elettronico e percussioni), Daniel e Walter Theo (chitarra), che aggiungono elementi più groovy al loro sound caratterizzato da suoni inquietanti come stridii e campanate eteree, schemi ritmici complessi di batteria, linee di basso essenziali ma dal sapore dub e riff di chitarra pulsanti, generando un’atmosfera ideale per immergersi in dimensioni sonore alternative.
Infine, l’ultimo live da non perdere è quello dei Takkak Takkak. Il duo formato dal produttore giapponese Shigeru Ishihara (noto come DJ Scotch Egg) e dal multi-strumentista indonesiano J. Mo’ong Santoso Pribadi fonde elementi della cultura musicale giapponese ed elettronica sperimentale con sonorità, strumenti e ritmi tradizionali dell’Indonesia, creando un dialogo tra Asia orientale e Sud-est asiatico.
Illuminato ancora una volta dal light design di Bianca Peruzzi, anche quest’anno la foresta di bambù farà da sfondo e da compagna alla creatività umana.