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Dall’archivio al futuro: le mostre di Fotografia Europea 2017

A Reggio Emilia dal 5 al 7 maggio con Gianni Berengo Gardin, Paul Strand, Ghirri e tanti altri

Scritto da Salvatore Papa il 5 aprile 2017

Foto di Marjolein Blom

Cosa rende veramente importante un archivio? Al di là di un oggettivo valore storico, è lo sguardo soggettivo a schiuderne le possibilità. Solo grazie a questo la memoria diventa lettura del presente e opportunità per il futuro. Stesso discorso per la fotografia: non più semplice documento, ma strumento critico e creativo per la rappresentazione della realtà. Da tale riflessione riparte riparte Fotografia Europea 2017 focalizzando la dodicesima edizione sul tema “Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro”.

Dal 5 al 7 maggio (giornate inaugurali) il festival torna a trasformare Reggio Emilia in una cattedrale santa per chiunque sia pur minimamente devoto alle arti visive; una città che rinasce e che quest’anno sarà anche sede il 5 maggio della seconda giornata degli Stati generali della fotografia – la prima a Roma il 6 aprile – alla presenza del Ministro Franceschini.

Paul Strand, The Family, Luzzara Paul Strand Cesare Zavattini Un paese Einaudi editore, 1955
Paul Strand, The Family, Luzzara Paul Strand Cesare Zavattini Un paese Einaudi editore, 1955

Dagli archivi, quindi, prende vita la mostra che è certamente la più importante di questo nuovo percorso: Paul Strand e Cesare Zavattini. Un Paese. La storia e l’eredità a Palazzo Magnani. L’esposizione mette al centro uno dei primi libri fotografici apparsi in Italia (nel 1955) e la sua potente carica neorealista espressa attraverso le foto di Paul Strand e i testi di Zavattini. Un Paese raccontava le storie di alcuni abitanti di Luzzara, piccolo centro della pianura padana preso a emblema di un popolo che legava la propria vita al ritmo della natura. L’esperimento fu riprodotto nel 1976 con Un Paese vent’anni dopo, stavolta con le foto di Gianni Berengo Gardin, e fu fonte di ispirazione per Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri e tanti altri, alle cui opere – eredi di quel volume – è dedicata una parte della stessa retrospettiva.

“Paese” che torna anche nelle mostre dei Chiostri di San Domenico come metafora del mondo intero o dello stare insieme, vedi ad esempio nel progetto di Tommaso Bonaventura, Fondo, un censimento fotografico dei 2135 residenti di Casacalenda (Molise), accompagnato dalle personali di Jan De Cock, Aleix Plademunt e Moira Ricci.

Moira Ricci, DOVE IL CIELO é Più VICINO (trebbia-astronave), 2014
Moira Ricci, DOVE IL CIELO é Più VICINO (trebbia-astronave), 2014

Altrettanto importanti le mostre ai Chiostri di San Pietro: Dall’archivio al mondo. L’atelier di Gianni Berengo Gardin dedicata all’archivio di Gianni Berengo Gardin; A Short History of South African Photography con 100 fotografie che restituiscono la storia del Sudafrica; Up to Now. Fabrica Photography con i lavori dei creativi passati dalla fucina di talenti Fabrica; Les Nouveaux Encyclopédistes, progetto curatoriale di Joan Fontcuberta che si interroga sullo scarto tra quegli intellettuali che nel diciottesimo secolo diedero vita ai volumi dell’Encyclopédie e i materiali del sapere nell’epoca della post-verità attraverso una selezione internazionale di artisti che non cercano più, come fecero Diderot o D’Alambert, di fare luce sulle ombre, ma tentano piuttosto di schiarire il caos.

La nota di colore la fornisce, come ogni anno, lo Spazio Gerra con Community Era – Echoes From The Summer Of Love, una panoramica sulle vecchie comunità hippie ritratte da Robert Altman, Elaine Mayes o Baron Wolman, che toccherà poi anche piazza San Prospero sabato sera dalle 21.30 con il dj set di Alessio Bertallot  e Marco Rigamonti e la musica del polistrumentista statunitense Mark Harris, ispirati alla Summer of Love.

Tina Zuccoli, Ombre e luce negli U.S.A., 1964
Tina Zuccoli, Ombre e luce negli U.S.A., 1964

Oltre poi alle mostre a Palazzo Da Mosto, Palazzo dei Musei, Bilblioteca Panizzi e Museo della storia della psichiatria, quest’anno si aggiungono al festival quattro importanti partner “esterni”: la Fondazione Mast di Bologna con La forza delle immagini, una selezione iconica di fotografie su industria e lavoro tratta dalla propria collezione; la Fondazione Fotografia di Modena con Tina Mazzini Zuccoli. ReVisioni di un archivio fotografico, che raccoglie le immagini della maestra elementare che negli anni Sessanta fu esploratrice curiosa tra l’Artico e gli Stati Uniti; la Collezione Maramotti di Reggio Emilia con It’s starts with the firing, mostra di Elisabetta Benassi; lo CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma) con Objets Trouvés – Archivi per un grande magazzino tra fotografie, bozzetti, cataloghi di moda, pubblicità, disegni esecutivi, packaging prodotti per i grandi magazzini (tipo la Rinascente) e conservati dall’Archivio CSAC.

Il programma completo è su http://www.fotografiaeuropea.it/