Buttare cibo nella spazzatura è un controsenso – e stiamo usando un eufemismo per adeguarci a un’insalubre dolcezza linguistica nel tentativo d’essere carini con il vostro lato da consumatori zombificati. Ma non è soltanto colpa vostra – almeno un minimo di conforto ve lo diamo. Se riguardasse soltanto voi vi diremmo che i gambi dei broccoli si mangiano e non si buttano, oppure che prendere i prodotti in scadenza è una buona abitudine, ma anche che se qualcosa scade e ve ne accorgete qualche giorno dopo la potete mangiare comunque. Perché ci sono anche i controsensi della logistica e del commercio, come i supermercati troppo abituati a buttare roba in scadenza. Perché come ormai sappiamo bene e tutti quell’iperconsumo adrenalinico e insaziabile della modernità vuole che ci sia sempre tutto e in ogni momento – rigoroso e doveroso ricordare la fotta patinata e “salutare” per l’avocado così come il dramma dell’olio di palma –, e perciò si raschia il fondo realizzando il bias per cui è più semplice buttare roba che averne meno.
È a partire da queste premesse che Gorillas ha attivato il suo progetto antispreco, ripensando nei suoi circuiti la distribuzione alimentare: per farvi stare un po’ meglio con voi stessi, per mitigare l’ecoansia, per cercare di farvi capire un po’ più a fondo cosa si può fare con la filiera logistica del commestibile, arriva il Food Waste Truck di Gorillas.
Parlando di cibo dovrebbe essere tutto come il maiale: non si butta via niente.
L’obiettivo è rivedere un po’ le priorità, ragionare su cosa sia il cibo, su a chi serva per davvero, su una qualche forma di morigeratezza nei consumi e nella distribuzione, così come a immaginare una logistica che sia il più possibile distributiva e che escluda dal suo vocabolario tutti quei termini affini a “scarto” – perché parlando di cibo dovrebbe essere tutto come il maiale: non si butta via niente.
Ora, potremmo sciorinarvi statistiche e numeri e percentuali e lasciarvi così nella palude d’autocommiserazione che vuole il sapersi pessimi consumatori, grandi cestinatori di tonnellate di generi commestibili e così via, riducendovi a qualcosa in cui è difficile riconoscersi e che, eppure, siete. Ma non lo faremo che tanto lo sapete già.
La rivoluzione della spesa è anche riflettere sulle modalità con cui ciò che è spesa si configura.
Piuttosto vi portiamo l’esempio di Gorillas. In primis perché la responsabilizzazione dei consumi è sempre più efficace quando riguarda la distribuzione e l’idea di spesa, coinvolgendo perciò i più e non i singoli. Ma soprattutto perché chi altri se non i bikers della città dei 10 minuti potrebbero riflettere adeguatamente su come distribuire il cibo, su come far sì che lo scarto sia inesistente? D’altronde la rivoluzione della spesa è anche questa: non soltanto l’immediatezza della ricezione, della consegna, ma la modalità con cui ciò che è spesa si configura. Pensate: Gorillas ha warehouses in giro per la città, una rete capillare in cui migliaia ricevono alimentari da una maglia fatta di contenitori a scatola chiusa: sono i luoghi da cui vi si porta il cibo e di conseguenza quelli in cui la “spesa” si accumula. Giace, parte ed eventualmente scade. Ed è qui si colloca il problema. Da una parte il superamento della data di scadenza provoca ai più una strana forma di rigetto, di sospetto, insomma, non ci si fida e ci si dimentica della sapienza geriatrica dei nonni quando ci dicevano che lo yogurt pure dopo 10 giorni è buono. Dall’altra, c’è un regolamento che rispecchia questo sospetto per cui se i prodotti tutti scadono o stanno per scadere, via: si buttano, o quantomeno, rimangono invenduti.
Bene, Gorillas ha pensato così di risolvere il proprio con due strategie: l’una per farvi ricordare i consigli di nonna, mettendovi davanti la possibilità di farvi arrivare a casa nei consoni dieci minuti prodotti prossimi alla scadenza e a prezzo ridotto – il lunedì, mercoledì e venerdì. L’altra è il “Food Waste Truck”, letteralmente il Furgoncino dei Rifiuti Alimentari: una rete di redistribuzione che vede questo nero furgoncino partire ancor prima dell’alba, ogni giorno, dirigersi verso i warehouses, caricarsi gli invenduti che sono ancora buoni da mangiare, e portarli gratuitamente agli enti di beneficienza e sostegno della città, realtà celebri per il loro operato – come Progetto ARCA, Ronda Carità e Solidarietà e Caritas Ambrosiana. Qui i numeri ve li diamo: parliamo di circa un centinaio di cassette colme di cibo al giorno, che equivalgono in più o meno 9000 pasti recuperati, che è un paese di provincia che mangia.
Insomma, qui si cerca di riflettere su come funziona la logistica, su che cosa sia spesa, su come il cibo renda in fondo felici e abbia tutto il potenziale per farlo, e per voi altri è una buona notizia per lavorare sull’ecoansia che v’attanaglia ogni volta che sentite la parola “spreco”.