Ci sono storie che, anche se ci sembra già di conoscere, non restano mai uguali a se stesse. Evolvono e mutano seguendo le forme dei nuovi bisogni che si delineano nel loro presente. Che non sono isole nella corrente ma arcipelago dinamico di persone, eventi, esperienze e scelte.
Unisce la produzione, le immagini in movimento, l’archivio e la fruizione.
Iniziamo con una me all’università: non so che corso stavo frequentando ma tutto quello che mi veniva insegnato al tempo era permeato di Milano, di progetti, cultura e persone di questa città. Molto bello ma, per una piccola provinciale come me, tutto molto nuovo. Quindi la prima volta che ho sentito parlare di Careof ricordo che mi si è delineato un profilo confuso nella testa: era una dimensione che non sapevo ricondurre a nient’altro, un caso studio del tutto nuovo. Univa la produzione, le immagini in movimento, l’archivio e la fruizione. Punti che fluttuavano nella mia astratta dimensione da studentessa ma di cui capivo l’importanza della riuscita e della messa a terra. Da lì si aprono un susseguirsi di ricordi in cui ho intercettato Careof, da pubblico, da giornalista, da curiosa, da amica.
Ho imparato a conoscere uno spazio indipendente dall’anima istituzionale, un’organizzazione no profit che nasce nel 1987 per generare un luogo di supporto alla ricerca e alla sperimentazione dei linguaggi culturali attraverso mostre, screening, workshop, conferenze e progettualità ibride, grazie allo spazio espositivo a Fabbrica del Vapore, alla biblioteca, all’Archivio Fotografico e all’Archivio Video, ovvero una delle più importanti raccolte italiane dagli anni Settanta a oggi, con oltre 9000 titoli, in costante espansione.
Un grande contenitore di cui captavo le emanazioni ma che lavorava anche per lunghi periodi in sordina, nel sottobosco silenzioso delle produzioni. A un certo punto mi sembrava essere diventato un luogo lontano, solo piccole bollicine salivano in superficie fino a quando, negli ultimi due anni, le manifestazioni di Careof sono tornate a essere sempre di più e sempre più presenti: varie e fluide nel loro esistere, hanno costellato i mesi con piccoli appuntamenti alternati a progetti più strutturati, dedicati all’archivio ma anche alle nuove produzioni, con un ventaglio sempre più ampio con il cardine nelle immagini in movimento.
Un cambiamento lento, sottile ma costante che mi ha riportata lì a parlare con chi tutto questo lo sta facendo, giorno dopo giorno. Careof è da sempre un insieme di persone e continua a esserlo, ma le due anime che oggi stanno definendo la forma di questo nuovo capitolo sono Marta Bianchi e Marta Cereda. Entrambe molto legate alla storia dell’organizzazione, soprattutto Marta Bianchi che ne cavalca umori e avventure da lungo tempo. Questo, ai miei occhi, rende il lavoro che stanno facendo ancora più speciale: assimilare, imparare e capire dove portare il cambiamento, non sono processi né semplici né scontati che richiedono grande consapevolezza, fiducia e umiltà nel lavoro che si sta sviluppando e di cui si percepisce tutta la responsabilità. Soprattutto quando si portano le vesti di una realtà che, ancora oggi e dopo tutti questi anni, ha una sua unicità.
Parlando con loro due questa progettualità è andata delineandosi: “c’è stato un momento in cui ci siamo rese conto che dovevamo far succedere delle cose e abbiamo iniziato a farle. Parallelamente abbiamo riflettuto sulla direzione e sui perché, investendo su un processo fluido con momenti di presa di distanza per guardarsi dall’esterno e capire se fosse la direzione corretta per gli obiettivi”. E man mano si è definita una programmazione annuale che si basa sugli strumenti già a disposizione di Careof, con un consolidamento di tutti quei valori di accoglienza e scambio che l’hanno generata. Partiamo dallo spazio espositivo che torna ad attivarsi a più riprese con eventi e mostre dedicate ai linguaggi giovani e alle nuove sperimentazioni, così come all’importante ruolo del grande archivio di Careof: a disposizione dei ricercatori ma anche del pubblico grazie a mostre con tagli tematici e approfondimenti: “abbiamo un archivio che è un patrimonio che non è chiuso, che va aperto, alimentato, arricchito”. E dal quale germoglia tutto il loro lavoro: “avere un archivio delinea molto l’identità: tutto parte da quello, è innanzitutto una responsabilità, parliamo del nostro archivio anche quando accogliamo lavori altri quali custodi di memoria e portatori di innovazione. L’archivio stesso è portatore di valori che veicolano la nostra ricerca e l’immagine in movimento è il canale fondamentale”.
E poi c’è la produzione, fiore all’occhiello da sempre di Careof e che per un lungo periodo ha assorbito la maggior parte delle sue energie, ma che ora sente il bisogno di avere un contrappeso anche nella relazione con il pubblico. In pole position nei progetti loro progetti resta comunque ArteVisione, una open call importante che si sviluppa su più fasi, con l’obiettivo non solo di produrre uno o più lavori, ma anche di nutrire i percorsi di formazione dellə artistə selezionatə in un ambito complesso e importante come quello delle immagini in movimento. E questa è anche una delle porte di accesso che loro tengono aperte per entrare in contatto, un modo di condividere il proprio lavoro a cui segue sempre una selezione curatoriale. Ma i portfolio vengono comunque visionati, ci sono periodi dell’anno dedicati proprio alla ricerca e alla creazione di rapporti che crescono nel tempo.
Come si fa tutto questo? Attraverso il rapporto costante con le persone, con la capacità di ascoltare e percepire le inflessioni del pensiero e dei linguaggi artistici e di unirli con un comune denominatore: “non è una questione di tematiche ma di ambiti di interesse e di restare aderenti al reale, di domande e ricerca che indagano il reale e lo esplodono”. Su questa base comune Careof si muove da sempre, portando artistə e ricercatori italiani e internazionali ad avere un luogo fisico e virtuale di scambio e crescita. E questa visione si specchia anche nel loro modo di lavorare: negli spazi di Fabbrica del Vapore infatti hanno creato una sorta di Lab dove altre realtà creative e professionali vengono accolte e con le quali collaborano attraverso diversi progetti. Un modo di crescere insieme e scambiarsi competenze che da sempre fa parte dei valori di Careof e che ora più che mai, con l’ibridazione dei linguaggi creativi, si rende attuale e spontaneo.
Per continuare a scoprirle vi lascio un piccolo recap dei prossimi appuntamenti:
– ARTEVISIONE
31.10.2023 → diffusione de_ 5 finalist_
28.11 / 3.12.2023 → incontri e proiezioni + workshop con professionisti
18.12.2023 → consegna progetto definitivo
15.01.2024 → annuncio progetto vincitore
– STUDIO CAREOF • FONDAZIONE PRADA
22.10.2023, ore 16.30 e ore 18.00
29.10.2023, ore 16.30
Cinema Godard, Fondazione Prada Milano
– CI CHIEDONO DI ESSERE MADRI COME SE NON LAVORASSIMO E DI LAVORARE COME NON FOSSIMO MADRI
Fatima Bianchi in conversazione con Giulia Maria Falzea
27.10.2023, ore 18.30
Ramdom, Castrignano de’ Greci (LE)
– Panoràmic Festival Granollers – Barcellona
con un intervento di Marta Bianchi
27.10.2023, ore 9.30 – 20