Quando si è iniziata a diffondere oggi la notizia grazie a un post di Casetta Rossa, l’incredulità è stata tanto grande quanto l’arrabbiatura – tant’è che siamo andati in via Basilio Brollo a vedere di persona – e una domanda ha occupato entrambi gli emisferi del cervello: ma come si fa?
Com’è possibile che un scritta storica, risalente a una delle elezioni più importanti dell’Italia repubblicana, quella del ’48, sia stata rimossa in quattro e quattr’otto in una mattinata di marzo? “Vota Garibaldi Lista N.1” è riuscita a resistere a 70 anni di governi e sindaci, ma non a due anni e mezzo dell’attuale amministrazione e al Decoro Urbano, che ha ben pensato di riverniciarla in toto, nonostante una tettoria protettiva contro la pioggia e una targa commemorativa, abbastanza inequivocabile, che ne dichiarava la rilevanza storica.
La cosa forse più triste di questo episodio è che uno non ci vede neanche un tentativo di revisionismo storico – Garibaldi era il simbolo del Fronte Democratico Popolare, ovvero Pci + Psi e altre formazioni minori – quanto una fredda e anonima attività amministrativa, che va avanti senza cuore né testa, ma solo per inerzia burocratica. Detto altrimenti, il problema non è avere delle idee (sbagliate), ma non averne manco mezza.
Il danno è fatto, ma a questo punto è doveroso rispondere a tutte le domande di rito: chi è stato il responsabile di questa operazione? Chi l’ha pianificata ha provveduto ad avvisare i dipendenti che quella scritta non andava rimossa? Si ha contezza della città, dei suoi quartieri e della storia di entrambe? Mettendo da parte per un attimo il graffito, si pensa davvero che un muro lasciato così, con una mano di vernice data alla meno peggio, sia decoroso? Che facciamo, iniziamo a buttare giù le colonne del Foro perché con i capitelli mozzati sono brutte?
Boškov diceva dei giocatori di calcio: “Testa buona solo per tenere cappello”. Ecco, anche ai protagonisti di questa vicenda non è che serva più di tanto…