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Gli spettacoli da non perdere al festival Danza Urbana 2023

Scritto da La Redazione il 31 agosto 2023

Da martedì 5 a domenica 10 settembre a Bologna torna per la 27sima edizione Danza Urbana, il festival ideato da Massimo Carosi e Luca Nava per costruire un dialogo creativo tra danza, performance contemporanea e ambiente metropolitano.
“Il Festival – afferma Massimo Carosi – offre la possibilità di evadere, anche se per brevi momenti, dalla dittatura del tempo cronologico: con i suoi eventi negli spazi della città, spezza la percezione di un tempo quotidiano e routinario”.

Molti gli artisti e le compagnie selezionate tra i protagonisti della nuova danza d’autore e della coreografia italiana ed internazionale, in differenti spazi della città, dal centro alla periferia, creazioni artistiche eterogenee che si presentano come “pratiche di relazione, interazione o negoziazione con i contesti”.

Qui ve ne segnaliamo alcuni da non perdere secondo noi, mentre il programma completo lo trovate sul sito www.danzaurbana.eu


Metis di Francesca Penzo e Mariagiulia Serantoni
mercoledì 6 settembre h 21
DumBO Officina Fiu – ingresso gratuito

Foto di Raffaello Rouge Rossini

Lo spettacolo indaga le tematiche dell’urbanistica di genere, ossia come le donne o le persone non binarie vivono determinati spazi della città. Métis (μέτις), in greco antico “consiglio, astuzia”, è una strategia di relazione che consiste nel “mettersi nei panni dell’altra” in modo tale da immaginare “ciò che lei vede e che a me sfugge”: il processo di composizione della performance si relaziona con l’area urbana Scalo-Malvasia raccogliendo testimonianze di donne e persone non binarie che abitano o attraversano questa parte della città.

 

Hello° di Kinkaleri
giovedì 7 settembre h 21
Ex Chiesa di San Mattia – € 7/4

La compagnia toscana da quasi 30 anni punto di riferimento della scena contemporanea italiana (debuttò al Link nel 1996) presenta una riflessione sul corpo come unico riferimento della relazione umana, sulla sua dissoluzione e sulla sostituzione del corporeo con il digitale, che la pandemia ha amplificato ma che già esisteva, sulla necessità di rimettere l’umano al centro di una scena che si dichiara viva e presente.

 

Stuporosa di Francesco Marilungo
venerdì 8 settembre h 18 + h 21
Ex Chiesa di San Mattia – € 7/4

Foto di Luca Del Pia

Il coreografo Francesco Marilungo porta in scena un gruppo di donne e ricrea l’ancestrale ritualità legata all’elaborazione collettiva del lutto, riflettendo su un presente di rimozione della morte e di atomizzazione che elimina la pratica della condivisione del dolore. Cinque performer che si muovono al ritmo di un pianto, che da soffocato sfocia nel canto.

 

Eternal di Bassam Abou Diab
venerdì 8 settembre h 19
Piazza San Francesco – ingresso gratuito

Bassam Abou Diab è un coreografo con una formazione teatrale che ha sempre lavorato su temi politici legati al Medioriente e al Nordafrica. In questo spettacolo porta in scena, decontestualizzate, le gestualità delle manifestazioni delle Primavere Arabe.

 

Come neve di Adriano Bolognino
sabato 9 settembre h 18
MAMbo – ingresso gratuito

Adriano Bolognino, partendo dall’immagine della neve e della sensazione di calma che ne accompagna la visione, ha scelto di immergere i danzatori in un ambiente di uguale placidità, coinvolgendo nella creazione dei loro abiti “Il club dell’uncinetto”, un gruppo di donne che, durante la pandemia, si è ritrovato per reinventarsi, riscoprendo un’arte, trasformandola in un nuovo lavoro.

 

Breathe with Me a Moment di Or Marin Dance Theatre Company
sabato 9 settembre h 19
MAMbo – ingresso gratuito

Dopo Come neve, arriva il duetto Breathe with Me a Moment di Or Marin Dance Theatre Company in cui i corpi dei due danzatori sono connessi da un’armonica a bocca in condivisione, che pertanto viene suonata a ritmo del loro respiro.

 

Body Farm di Silvia Rampelli/Habillé d’Eau
domenica 10 settembre, h 18.45
Lungo Fiume Reno, punto di ritrovo via del Triumvirato 36 – € 7/4

La coreografa Premio Ubu Silvia Rampelli chiude il festival immergendo gli spettatori in un vero e proprio “luogo per la contemplazione” o, come ha scritto Massimo Marino, in “un cimitero all’aperto”. Il titolo è tratto dalle Body Farms americane, centri di ricerca di Antropologia Forense per lo studio della decomposizione dei corpi.