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Hyperpop al Vomero

La scena partenopea dove Aaron Rumore e specchiopaura frullano emo-trap ed elettronica schizoide

Scritto da Lorenzo Giannetti il 16 settembre 2023
Aggiornato il 18 settembre 2023

Tra le tante abitudini sdoganate nell’era del post-Internet c’è quella di considerare ogni contenuto come temporaneo e passeggero. Dalle storie di Instagram allo skip senza ritorno dei reels, siamo nella “Might Delete Later” era. Attenzione però – e qui occorre fare un boomer trigger alert –: questa tendenza al qui e ora non coincide necessariamente coi concetti di effimero, superficiale o usa-e-getta, anzi. Bruciare in fretta può voler dire anche non crogiolarsi nell’adorazione delle ceneri ma aizzare il fuoco del futuro. In quest’ottica, il costante superamento di sé stessi attraverso una concezione di arte-vita estremamente fluida, mutante e inafferrabile  può generare i frutti più duraturi e il lascito più significativo.

È il caso recente della compianta PC Music: l’etichetta-collettivo capitanata da A. G. Cook che in pochi anni e rigorosamente dal basso ha aperto nuovi orizzonti futuribili al pop contemporaneo, attraverso le produzioni di artisti come SOPHIE e Charli XCX, per poi chiudere i battenti quest’estate, giusto dopo aver ribaltato la scena. Per descrivere quella musica si coniò il termine “hyperpop”, come da copione subito rigettato dalla incatalogabile ciurma di Cook ma utile a rendere l’idea di una (centri)fuga musicale in costante movimento verso altri lidi. Vedi il Golfo di Napoli, che si apre come un hangar mediterraneo dalle colline del Vomero ed è culla di un manipolo di giovani artisti che stanno cavalcando l’onda lunga dell’hyperpop col giusto mix di incoscienza hardcore e consapevolezza programmatica.

Quella dell’hyperpop attorno a Napoli è una scena emergente e fibrosa che si muove come una scheggia impazzita tra reale e digitale, dai live su canale Twitch ai palchi dei nuovi festival.

Tra i protagonisti di questa wave partenopea spiccano e spaccano Aaron Rumore e specchiopaura (da Thru Collected), che col loro melting pot musicale raccontano la Napoli sperimentale, ostica e de-genere. Entrambi frullano elementi emo-trap (un diffuso disagio generazionale) ed elettronica schizoide (estetica rave con anomalie glitch) risputando il tutto nell’orecchiabilità più sfrontata del pop. Così Aaron Rumore si esprime in timbri onirici ed eterei, una trap sciamanica che sfocia in una ambient distorta – come un romanzo di Thomas Pynchon. Mentre specchiopaura (rigorosamente con la ‘s’ minuscola, e duo del giro di Thru Collected) mescola dub e noise, chitarre e autotune, in un mix molto personale di riferimenti indie-post-rock dall’appeal alieno – come un romanzo di Chuck Palahniuk. Attorno a loro c’è una scena sempre più nutrita e agguerrita che si muove come una scheggia impazzita tra reale e digitale, dai live su canale Twitch Pseudospettri all’exploit del festival Ecosistemi al Vesuvio Eco Camping.

Il fatto che questo movimento abbia trovato humus fertile proprio nel napoletano, e in particolare in un quartiere residenziale relativamente tranquillo come il Vomero, potrebbe suggerire di per sé una ulteriore anomalia: lontano dai cliché hyper-popolari e più o meno gangsta del “rione”, questi artisti sembrano volersi smarcare dalla gabbia della trap per coltivare una prospettiva musicale più intellettuale e un mood introspettivo, quasi metafisico, tra gli scorci Liberty della collina. Non a caso sembrano più interessati al punk che alle rockstar, al queer piuttosto che ai king, ai manga più che ai soldi. Per autarchia e spontaneità, i uaglion* dell’hyper-pop ricordano un po’ la primissima Love Gang: i pischelli romanacci salivano i famosi 126 scalini della scalea di Trastevere, mentre Aaron Rumore e soci si godono il panorama dalla Certosa di San Martino.

Una comunità DIY che si fa fatica a inquadrare, ma affascina, ipnotizza e stupisce come l’epifania improvvisa durante uno scrolling notturno. Tra il cyber-neo-melodico di Liberato, il groove dalla patina vintage dei Nu Genea e l’Hard Tarantella barocca di Nziria, altri fiori germogliano all’ombra del Vesuvio con colori completamente diversi e la cazzimma giusta, contaminati da tutto ma simili quasi a niente. Mai come oggi Napoli appare tirata a lucido ma anche brandizzata fino all’osso: quest* ragazz* sembrano voler ribadire una preferenza al magma della Vita Vera piuttosto che ai filtri della Vita Lenta. Chissà che non si prendano pure la ribalta nazionale, per poi cambiare direzione: il presente è già passato e noi proviamo soltanto a starci dietro.

 

Inseriti nella line up della Corte, Aaron Rumore e specchiopaura si esibiranno rispettivamente alle 18.30 e alle 20.