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Il punk a Bologna: un itinerario tra i luoghi degli anni 80 per il festival IT.A.CÀ

Scritto da La Redazione il 3 ottobre 2023

«Noi c’eravamo, quando in una città martoriata dalla repressione e dall’eroina cercavamo affinità rare, le cercavamo nei negozi di dischi, ci trovavamo nelle osterie alternative, subivamo gli attacchi dei benpensanti e dei fascisti, occupavamo case e organizzavamo concerti in luoghi improbabili, stampavamo fanzines e dischi. Noi c’eravamo quando la scena punk era tutta da costruire, smacco dopo smacco, perquisizioni e botte, ma alla fine ce l’abbiamo fatta». Parole di Laura Carroli, autrice di Schiavi nella città più libera del mondo e guida, sabato 7 ottobre dalle h 16.30, insieme a Roberto ColombariCesare Ferioli, di un itinerario tra i luoghi e le storie della scena punk bolognese degli anni 80 che partirà dal Disco d’Oro e arriverà in Piazza Maggiore in omaggio allo storico concerto dei The Clash.

«Questo itinerario – raccontano – rappresenta un’archeologia del passato prossimo, un passato che possiamo raccontare in prima persona senza quel distacco che raffredda gli animi, perché noi siamo ancora di quella pasta, abbiamo vissuto i luoghi di questa città che sono ben lontani da quelli di un tour turistico torri/tortellini/finestrella. Ogni angolo visitato rivivrà attraverso aneddoti e storie legati a un movimento che ha cambiato per sempre il modo di vivere del secolo scorso. Bologna ha rappresentato un’importante tappa del movimento punk italiano, addirittura la prima tappa da cui sono partite le storie successive». 

La passeggiata, inserita nel programma di IT.A.CÀ, il festival del turismo responsabile, è già andata sold out, ma probabilmente verrà riproposta più avanti.

Qui sotto intanto uno stralcio da Schiavi nella città più libera del mondo, di Laura Carroli.


Crass Not Clash. Ma la vera colla, la pece che dovrebbe attrarre i giovani alle urne, era stata sparsa per il giorno successivo al concerto delle Clito. E noi siamo pronti a usare il solvente per non rimanerci attaccati. Ci prepariamo con un volantino, non il solito ciclostilato e tanto meno fotocopiato che sarebbe venuto a costare una cifra spropositata. No, per la prima volta, dopo avere fatto una colletta, l’abbiamo stampato in offset, nella storica tipografia anarchica del Falcone, gestita da compagni ancora aggrappati all’idea della parola scritta, per diffondere il messaggio libertario. Fare mille copie non costa molto di più che farne cinquecento, perché quello che costa è la matrice. E vada per le mille copie, ci siamo detti. Sebbene sia il primo giugno non fa tanto caldo ed è una gran fortuna, perché possiamo fare bella mostra dei nostri giubbotti, pieni di badge e simboli, scritte fatte con l’inchiostro o con lo scotch per non rovinarli. Il palco ricorda un gigantesco patibolo, una volta qui venivano eseguite crudeli esecuzioni, ora sono state soppiantate da altre forme di divertimento, ma lo scopo è sempre lo stesso, quello di ingraziarsi il popolo. Nel volantino attacchiamo violentemente il gruppo che suonerà stasera, i Clash, perfetto incontro tra punk e impegno politico a parole. Scriviamo anche su un foglio formato manifesto: Crass, not Clash! Sta arrivando gente, sempre più gente anche da lontano, arrivano punk e rockettari. Abbiamo cominciato dal primo pomeriggio a discutere con ragazzi sbalorditi per la nostra protesta. Ci vedono come dei guastafeste e non tutti se lo tengono per sé. “Ma che cazzo dite?” “Te piscio ’n culo!” Manca poco che dalle parolacce si passi alle mani, il nostro attacco è troppo provocatorio. Insinuiamo un dubbio dall’alto della nostra pretenziosità, la veemenza che usiamo non è da meno di quella che riceviamo, eppure si creerà un paradosso. La protesta ci darà la possibilità di discutere con tantissimi altri punk di tutto il paese e quindi sarà l’inizio di quella rete che poi darà vita al progetto di creazione di un bollettino nazionale: “Punkaminazione”.