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In sviaggio sulla 90 con Babau

Il track by track di 'Stock Fantasy Zone', nuova uscita su Volume Bootleg del duo fondatore dell'etichetta Artetetra, che attraversa Milano tra realtà e videogioco

Scritto da Chiara Colli il 1 dicembre 2020

Che Artetetra e tutto ciò che gira – più o meno ordinatamente – intorno all’etichetta siano tra le cose più originali e innovative successe alla musica underground e di ricerca in Italia ormai è chiaro (e del resto se n’è accorto da tempo pure Simon Reynolds). Tra i punti forti della label – nata a Potenza Picena ma oggi “domiciliata” a Milano – che ha tirato una linea (rigorosamente non retta) fra musica dal mondo e musica del futuro, c’è sicuramente la capacità di dare una lettura mai stereotipata del presente e di fare rete con realtà affini per attitudine, sia in città – da Standards a Macao – sia in tutto lo Stivale. Babau è il duo fondato proprio da Matteo Pennesi e Luigi Monteanni – giovani menti scoppiate dietro Artetetra – che non a caso sta per pubblicare un disco realizzato in collaborazione con altre due realtà di Milano che amiamo molto: Volume (il beneamato negozio di dischi e libri, che ha anche un’etichetta) e lo studio di grafica e serigrafia Legno, che ne ha curato la grafica.

Ma arriviamo al dunque. L’album si chiama “Stock Fantasy Zone”, uscirà il 3 dicembre in digitale e cassetta su Volume e racconta di un «un giro deepfake nei quartieri di Milano», tra realtà e realtà aumentata su quella leggenda a varie ruote, quel simbolo della Milano “periferica” che è la 90. Ci siamo fatti raccontare la genesi del disco dai Babau in persona (o dai loro ologrammi, chissà), e abbiamo provato a salire sul bus con loro: ogni traccia una fermata. QUI il preorder della cassetta su Volume Bootleg.

BABAU live @ Reggia di Venaria, The Italian New Wave Annual Summit 2019 (foto di Alessandro Piertrantonio)
BABAU live @ Reggia di Venaria, The Italian New Wave Annual Summit 2019 (foto di Alessandro Piertrantonio)
“STOCK FANTASY ZONE” TRACK BY TRACK
un giro deepfake nei quartieri della Milano dei Babau

«Stock Fantasy Zone è un bootleg deepfake che abbiamo registrato l’estate scorsa al seguito dell’invito a presentare qualcosa come Babau per Turn Us Alias: versione alternativa e virtuale del festival Saturnalia. Se le circostanze hanno voluto che il festival consistesse in un’avventura grafica a/v meticolosamente programmata dai sodali di Macao in una versione realismo magico 2.0 di viale Molise, con tanto di quest e installazioni interattive replicata su Minetest – versione open source del più famoso Minecraft – le stesse ci hanno portato a scrivere 10 pezzi (in realtà otto pezzi e due interludi) in cui abbiamo cercato una musica non figurativa capace di mettere insieme tanto l’estetica magniloquente dei mega concerti prog, le strutture e le scelte estetiche dei videogiochi e la città di Milano in una versione stock-platforming. Il titolo viene infatti da un gioco originariamente disponibile per Sega Master System, e oggi Nintendo Switch, dal titolo di “Fantasy Zone”, a cui anche il boss sulla copertina appartiene».

“Stock Fantasy Zone” mette insieme l’estetica magniloquente dei mega concerti prog, le strutture e le scelte estetiche dei videogiochi e la città di Milano

«Nel frattempo, erano molti mesi che procrastinavamo la proposta di Marco Monaci di Volume di far uscire un piccolo bootleg con lui, per l’ovvia ragione che di solito, lui, i suoi li ha sempre registrati in negozio; una cosa che ora sembra lontana anni luce. Abbiamo quindi pensato di consegnargli questo piccolo contributo, che lui ha fatto uscire in cassetta con una bellissima grafica di Legno. L’esperimento ci è piaciuto molto sia da giocare che da registrare e immaginare, in quanto, tra le altre cose, senza un piano preciso, ci ha permesso di parlare (e di ridere) anche un po’ della città di Milano, anche se pur sempre a modo nostro; senza che insomma si capisca quasi niente. Da questo punto, la metropoli – che è pur sempre una continua opera di post-produzione e vittoria dell’estetica del rendering – si è prestata piuttosto bene a rappresentare una versione beta di Sim City in cui tutte le mappe sono state scartate e i personaggi cominciano a mostrare qualche glitch. Ma qualcuno l’ha testata questa roba?»

«Dato il contesto parageografico/psicogeografico preciso (il doppio pixelato di Macao) abbiamo preparato questi pezzi come una OST orientativa dello stack, appoggiandoci un po’ all’idea di viaggiare tramite la versione digitale di uno dei mezzi più (in)famosi di Milano: la circolare 90/91. Onnipresente, anche nella versione videogame. Sebbene i pezzi non siano tutti rappresentativi di aree precise della città di Milano, alcuni parlano o sono costruiti attorno a diversi avvenimenti e idee, nati riguardo o grazie ad alcune di queste aree e quartieri. Seguiteci quindi in un giro testuale di questi quartieri della stockpile, magari mentre vi ascoltate “Stock Fantasy Zone”».

“SEGURAZO ELEGY” – P.le Nigra
“Segurazo Elegy” ci fa partire esattamente dalla fine e inizio del viaggio: Standards e la Bovisa. Oltre a essere uno dei quartieri attualmente meno gentrificati e sede del nostro Levanidovo, Bovisa è infatti il posto dove è situato il nostro HQ, dove l’album è stato composto e pensato. La traccia prende il titolo dalla condizione imbarazzante in cui versa tuttora il computer con cui il lavoro è stato registrato. Segurazo è il nome di uno dei molteplici malware contro i quali abbiamo dovuto lottare durante la composizione e sicuramente il più agguerrito. Il pezzo voleva essere un’ironica elegia per un computer morente, che però finora ha retto anche più del dovuto.

“CHUNK FOOD” – V.le Serra/V.le Certosa
“Chunk food”, oltre che essere la nostra personale take sul genere shred, è anche un pezzo che abbiamo tematizzato sulla base del nostro ristorante cinese preferito: Hong Ni, situato prevedibilmente nel quartiere Paolo Sarpi. Di per sé il posto è tanto semplice quanto visivamente incredibile, con le sue scaffalature e banchi frigo a vista che ti sparano in faccia un misto di forme, colori e odori che non credevi di avere mai visto. Infatti il titolo può essere tradotto (male) come “cibo voluminoso e spesso” ed è in particolare dovuto a un particolare antipasto di medusa. Consigliato. Chunky AF.

FLUBBER TV SHOW – Viale Molise
“Flubber TV Show” si basa su una famosa scena di “Flubber” (ci pensate mai a “Flubber”?) in cui si sdoppia e balla con se stesso all’infinito un mambo, con una versione robot di Carmen Miranda. Visto che gli elementi erano il ballo di una moltitudine magmatica di gelatine, abbiamo immaginato che potesse essere il nostro basic inno a Macao, una delle nostre case, e a tutte le jelly beings.

“SUMMER OF 9091” – P.le Lotto/Lodi M3
L’estate del 9091 è banalmente il nostro contributo alla sempre crescente mitologia dei due autobus più famosi di Milano. Non perderemo tempo a spiegarvi perché questa mitologia esiste, per quello basta girare su YouTube. In generale di questa volevamo ricordare le corse a tarda notte che ti rendono quasi un PNG – personaggio non giocante – culminanti usualmente nel solo viaggio nel tempo a oggi disponibile: addormentarsi rovinosamente per ritrovarsi dall’altra parte della città (per solito uno dei due capolinea del titolo) e dover tornare (nuovamente) a casa. Da qui le uniche parole presenti nel disco (in realtà in Chunk Food), che recitano “Enjoy the reticular motion!”. Trick del Babau: é necessario guardare il video che segue con i sottotitoli attivati mentre si ascolta “Summer of 9091”.

“CHEESE HAT” – P.Le Cuoco
“Cheese Hat” ci porta a Piazzale Cuoco aka Chef Plaza, un mercato abbastanza conosciuto in cui, per la possibilità di trovarci letteralmente di tutto (non dormite) sembra più di trovarsi sulla linea di demarcazione tra conscio e inconscio. Lì abbiamo conosciuto Michele detto Michelone, un simpaticissimo rigattiere che si vanta di aver fatto il tombarolo tra le piramidi d’Egitto. Da Michelone abbiamo comprato solo un gioco da tavola con la metà dei pezzi ma rimane il primo posto che ci verrebbe in mente di consigliare per procurarsi un cappello di formaggio.

“POLPO PAUL” – Ponte delle Milizie
Il polpo Paul (Paul der Krake) era un polpo veggente di Oberhausen, in Germania. Il celenterato ha conosciuto una certa notorietà internazionale in occasione dei mondiali di calcio del 2010 quando riuscì a predire il 100% dei risultati delle partite di calcio in cui era coinvolta la nazionale tedesca. Il pezzo ci porta nell’area di P.ta Genova, dove non solo ci vediamo spesso per ragioni geografiche (Luigi ci vive), ma anche perché è lì che si trova Combo, la radio dove a oggi teniamo il nostro programma di slang inesistenti e musica del mondo fluttuante: Future Pidgin. Ci siamo affezionati a lui quando, al parco Baden Powell, abbiamo scoperto che è stato usato dal leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad come esempio della superstizione occidentale.

“LOFTY GARDEN” – V.le Stelvio/Via Farini
“Lofty Garden” è un brano interamente basato su uno dei posti più assurdi (grotteschi?) della città di Milano. È un posto che ci ha sempre fatto tanto ridere, proprio perché per noi è in fondo un po’ l’apice dell’estetica del rendering. Per un attimo, infatti, la canzone ha rischiato di chiamarsi semplicemente “Grattacielo Distopia 2021”. A riguardo non abbiamo storie particolari, se non il fatto che lo nominiamo un po’ troppo spesso.

DREAM WEAVERS PT2 – V.le Argonne
“Dream Weavers pt.2” è 50% ispirata da “Spyro the Dragon”, non solo musicalmente – la maggior parte delle persone non sa che l’incredibile colonna sonora è stata composta da Stewart Copeland dei Police – ma anche visivamente (durante la composizione dell’album siamo riusciti a finirlo al 100% dopo tredici anni) e 50% dai complessissimi titoli e lo shred barocco dei Dream Theater. La canzone e il gioco ricalcano uno degli immaginari su cui abbiamo scherzato da due anni a questa parte non solo nelle composizioni ma anche nella vita reale, vedendo gli spostamenti nella città come l’avvicendamento di dungeon crawlers e dwellers in una mappa continuamente autogenerata di posti in cui fare festa, socializzare e eventualmente collassare. Il pezzo, indicativamente, va quindi a braccetto con una versione abbastanza dungeon di Habbo: Ortica/Tucidide. Essendo un complesso di studi creativi e di residenze per giovani che fanno capo a un unico numero civico – nonché fino a qualche tempo fa il centro da cui respawnavano nuovi trapper che sembrano generati a caso col motore di WWE Smackdown – sembra proprio una piccola città fortificata in cui sciami di individui rimbalzano continuamente da un appartamento all’altro. Se potete imbucarvi a una festa fatelo, e scoprite come sarebbe una versione VR di un crossover tra Habbo e Diablo.