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JAZZMI 2019: i 10 concerti da non perdere secondo ZERO

Dall'1 al 10 novembre il 'Jazz' invade Milano: tra gli oltre 190 appuntamenti, ecco quelli che secondo noi dovreste segnare in agenda

Scritto da La Redazione il 18 ottobre 2019
Aggiornato il 11 novembre 2019

Di tutti i generi musicali – reali o immaginati, presenti o passati – oggi il jazz è quello più complesso, finanche impossibile, da definire. Se la parola d’ordine della musica contemporanea è “contaminazione”, il jazz è per natura paradigma dell’incontro fra musica nera e bianca, basso e alto, improvvisazione, attitudine “free”, ma anche tradizione, standard, radici, incroci di culture diverse. JazzMi torna per la quarta edizione per mostrare le innumerevoli declinazioni e giovinezze di un suono che dalla New British Scene alle intersezioni con la musica “world” fino ai suoi storici e magnifici pilastri sembra stare vivendo una nuova vita. Oltre 190 appuntamenti diffusi in gran parte della città – molti di questi in Triennale, ma anche al Biko, in Santeria Toscana 31, a Mare Culturale Urbano, in Conservatorio, BASE e una valanga di altri spazi – con incontri, talk e ovviamente live. Per districarvi nella ricca proposta del festival, abbiamo studiato il programma per voi e scelto i dieci concerti che secondo noi fareste un gran bene a segnarvi in agenda.

HERBIE HANCOCK // 1 NOVEMBRE – Conservatorio di Milano, H 21:00

JazzMi comincia con quello che in questi si definisce un “appuntamento con la storia”. Leggendario pianista, compositore, icona del jazz mondiale, Hancock ha fatto parte di ogni movimento musicale significativo dagli anni Sessanta in poi, a cominciare dall’epico quintetto di Miles Davis. In prima linea nella cultura, nella tecnologia e nella musica, il suo contributo è stato determinante per l’ibridazione del jazz elettrico con il funk e il rock e il suo approccio creativo continua a superare le distinzioni di genere e a influenzare moltissima musica di oggi – techno, dance e hip-hop compresi.

TAXIWARS // 2 NOVEMBRE – Santeria Toscana 31, H 22:00

Il frontman dei dEUS che canta in un quartetto jazz. Strano? Non esattamente. Tom Barman è un appassionato indomito del jazz anni 60, di vinili Blue Note e Impulse, di Pharoah Sanders, Archie Shepp e Albert Ayler. Con i Taxiwars aggiunge croccantezza alle vecchie sonorità del bop facendole passare per un frituur fiammingo, incrociando l’intelligenza e il pathos del jazz con il groove dell’hip hop nel secondo album “Artificial Horizon”.

KOKOROKO // 2 NOVEMBRE – Biko, H 22:30

Se la nuova scena jazz inglese è tra le cose musicali più entusiasmanti del decennio che sta per finire, i KOKOROKO sono una delle espressioni più fresche dell’incontro fra le radici coloratissime dell’Africa Occidentale e l’afrobeat con la periferia contemporanea londinese. Il collettivo – composto da otto giovani elementi e guidato dalla trombettista Sheila Maurice-Grey – porta la lezione di Fela Kuti ed Ebo Taylor nel nuovo Millennio, sviaggiando coi ritmi afrobeat e i fiati highlife.

RYMDEN // 3 NOVEMBRE – Triennale Teatro Milano, H 19:00

Rymden è lo “spazio”, l'”universo” e quella del trio novergese è, per loro stessa definizione, «musica scandinava, ma senza un sound scandinavo». Quindi non un jazz nordico, freddo e contemplativo, ma una musica del cosmo, dinamica e piena di acrobazie melodiche, ritmi, tensione, tappeti malinconici e minimalismo cinematico. I Rymden sono uno dei numerosi progetti del poliedrico pianista Bugge Wesseltoft, stavolta in omaggio al trio E.S.T., il quale si muove tra tasti bianci e neri e Rhodes, assieme a Magnus Öström (batteria) e Dan Berglund (contrabbasso), in un tripudio di tappeti malinconici e minimalismo cinematico.

MELISSA LAVEAUX + MAURO OTTOLINI // 6 NOVEMBRE – Triennale Teatro Milano, H 21:00

Nata in Canada, radici ad Haiti, residenza a Parigi. Il risultato per una cantautrice “meticcia” come Melissa Laveaux non poteva che essere un folk pieno di colori e profumi, quelli della tradizione haitiana – con le poesie popolari, le storie dei trovatori, le canzoni di lotta contro l’occupazione americana – il sound di soca e calypso, ma rivestiti da groove contemporanei, ballabili e solari. Sea Shell è invece il nuovo progetto portato sul palco dal polistrumentista, compositore e arrangiatore Mauro Ottolini, in coppia con Vincenzo Vasi. Ottolini recupera conchiglie da tutte le parti del mondo, le ripara e le trasforma in strumenti musicali a fiato, talvolta a percussione.

KENNY BARRON // 8 NOVEMBRE – Triennale Teatro Milano, H 21:00

Tra le icone del jazz da non perdere a JazzMi non può mancare il pianista di Filadelfia che ha suonato, tra gli altri, con Dizzy Gillespie e Stan Getz, che ha fondato e diretto – a partire dal 1974 – diverse formazioni, sempre con musicisti stratosferici, registrando oltre 40 album come leader. Uno stile inconfondibile, tocco cristallino, fraseggio elegantissimo, un amore ricambiato per la musica brasiliana e latina. Ladies and gentlemen, please welcome Kenny Barron.

NUBYA GARCIA // 8 NOVEMBRE – Triennale Teatro Milano, H 23:00

Con due nomi così nella stessa venue, venerdì 8 novembre la doppietta in Triennale è praticamente d’obbligo. Classe 1991, madre guyanese e base a Camden Town, Nubya Garcia è una delle stelle della British New Scene. Sassofonista audace e che ama esplorare territori impervi, già membro dei gruppi Maisha e Nerija, la sua musica è un meltin pot di calypso, dub, reggae, afrobeat, funky, latin e swing. Uno dei nuovi nomi che stanno contribuendo a reinventare il jazz.

ARCHIE SHEPP // 9 NOVEMBRE – Conservatorio di Milano, H 21:00

Non poteva mancare in questa lista quello che, seppur scontato, è da considerare l’headliner di questa edizione di JazzMi (e non solo per questioni di anzianità). Che siate appassionati o semplici curiosi, andare a un concerto di Archie Shepp è un po’ come confrontarsi con la storia del jazz. Attivo fin dai primi anni Sessanta, quando suonava insieme ad altre leggende come Cecil Taylor, Don Cherry, John Tchicai o lo stesso John Coltrane, con cui incise quel disco fondamentale che è “Ascension”, Shepp è un po’ l’emblema della commistione fra jazz e musica tradizionale africana. Una leggenda assoluta, una ricerca delle radici dai profondi risvolti culturali e politici.

GHOSTPOET // 9 NOVEMBRE – Santeria Toscana 31, H 22:00

Una voce soul, calda e intensa, che ha stregato tutti. Una malinconia che è cifra stilistica inconfondibile, un suono che tende a scavare, pure quando incontra gli archi e i contappunti jazz e funk. Ghostpoet è certamente uno degli hihlight “urbani” di questa edizione di JazzMi. Torna in città con i brani, ancora una volta dolci e spietati, dell’ultimo “Dark Days + Canapes”, in cui il cantante inglese dimostra una serietà stilistica nuova: sacrifica la complessità musicale dei pezzi quasi a voler far concentrare gli ascoltatori sulla sua voce. Bentornato, poeta fantasma.

AMBROSE AKINMUSIRE QUARTET // 10 NOVEMBRE, Triennale Teatro Milano, H 21:00

Ambrose Akinmusire è un trombettista jazz dal talento sconfinato, ancora sostanzialmente giovane – classe 1982 – e con un’attitudine post che lo rende poco legato agli standard, con brani che starebbero bene in centinaia di dischi elettronici come post rock. Quindici anni di carriera in cui si è presto collocato sia al centro sia nella periferia del jazz, frequentando sia gli ambienti più classici, sia l’hip hop, provando a raccontare le storie della comunità afroamericana. Percorso netto di tre album su Blue Note e in versione Quartet stasera per JazzMi, non lasciatelo passare inosservato.